Covid e aziende italiane: criticità, previsioni e speranze per il futuro

Quale è la situazione attuale delle imprese italiane, alle prese con più di un anno di difficoltà legate all’emergenza sanitaria e alle relative procedure, e soprattutto quali sono le prospettive future? A queste domande cerca di rispondere il sondaggio Ipsos – AreaStudi Legacoop, che ha esplorato le criticità dell’imprenditoria tricolore e i possibili sviluppi.

Trovare nuovi clienti è la maggiore difficoltà

Il sondaggio Ipsos, condotto nell’ambito dell’Osservatorio LegaCoop ideato e realizzato dall’AreaStudi dell’associazione, rivela che “trovare nuovi clienti” rappresenta la difficoltà maggiormente citata da imprenditori e lavoratori autonomi (22%). Segue il peso dei vincoli normativi e l’aumento dei costi di produzione o del lavoro (entrambi al 14%). Chiude la classifica di quelle che sono indicate come le maggiori criticità il rispetto del protocollo sicurezza Covid per la prevenzione del contagio (13%).

Solo il 33% prevede scenari positivi per il futuro

Anche per quanto riguarda il futuro le imprese italiane danno risposte con molte ombre e qualche luce. Il 53% ritiene che la situazione della propria impresa resterà negativa o peggiorerà, con il 5% che prevede la chiusura della propria attività. Circa una società su tre – il 33% per la precisione – nutre aspettative positive, prevedendo maggiore stabilità. In caso di chiusura: il 45% cercherebbe un lavoro come dipendente, il 38% aprirebbe una nuova attività e il 16% si ritirerebbe dal mercato del lavoro.

Il futuro dell’occupazione e dello smart working

Sono più le prospettive negative rispetto a quelle positive anche quelle riferite alla forza lavoro, anche se non mancano segnali di ottimismo. Il 12% delle imprese, infatti, prevede di ridurre il numero dei dipendenti, il 66% di mantenerlo invariato e soltanto il 6% di aumentarlo. Il 16% preferisce non fare previsioni. C’è poi la questione smart working, uno degli assoluti protagonisti dell’anno passato. In merito al lavoro a distanza nel 2020, il 38% delle imprese dichiara di aver aumentato la possibilità di lavorare in smart rispetto al 2019; il 53% di averlo mantenuto invariato e soltanto il 9% di averlo diminuito. Riguardo alle previsioni per il 2021 – rispetto al 2020 – il 13% pensa di aumentare il ricorso allo smart working, il 73% di lasciarlo invariato e il 14% di diminuirlo. “L’impatto della pandemia sul sistema produttivo è stato fortemente differenziato e il proseguire dell’incertezza sanitaria di certo non aiuta” commenta Mauro Lusetti, Presidente di LegaCoop. “Si spiega così il pessimismo sull’immediato futuro di oltre la metà degli imprenditori, con un picco nelle zone più produttive del paese, le più colpite dai lockdown”.

 

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