Italia al sesto posto in Europa per i costi dell’energia elettrica 

Noi italiani spendiamo tanti in bollette, lo sappiamo. Ma che differenze ci sono rispetto ai nostri “vicini” europei? Ecco qualche dato fornito da Facile.it, che ha esaminato i dati Eurostat più recenti sul prezzo medio dell’elettricità per i clienti domestici in Europa.
L’analisi rivela che l’Italia, nel primo semestre dell’anno, si colloca tra i paesi con le tariffe più elevate in UE.

Spendiamo più di svedesi, francesi e spagnoli

In Italia, l’utilizzo di un forno elettrico costa agli utenti in media 77 euro all’anno, rappresentando un aumento del 42% rispetto agli svedesi, del 63% rispetto ai francesi e addirittura più del doppio (+107%) degli spagnoli. La disparità non è dovuta alle ricette, bensì alle tariffe dell’elettricità.
Tra i 27 paesi dell’UE, l’Italia si posiziona come il sesto paese più costoso per l’energia elettrica, con un costo medio di 0,378 €/kWh, incluse tasse ed oneri. Alcuni stati dell’UE presentano tariffe ancora più elevate, come i Paesi Bassi (+26%), il Belgio (+15%) e la Germania (+9%). Al contrario, ci sono paesi con tariffe inferiori, come la Svezia (-29%), l’Irlanda (-35%), la Francia e la Grecia (entrambe -39%), e la Spagna (-52%).

Quanto costa l’utilizzo degli elettrodomestici?

La differenza nelle tariffe si riflette sul costo dell’uso di elettrodomestici. Ad esempio, per fare la lavatrice 220 volte l’anno, gli italiani spendono circa 111 euro, mentre i francesi solo 68 euro e gli spagnoli 53 euro. L’utilizzo del frigorifero comporta costi maggiori in Italia (193 euro) rispetto all’Irlanda (126 euro), al Portogallo (105 euro) e alla Spagna (93 euro).
Anche l’uso della lavastoviglie è costoso in Italia, con una spesa annua di 92 euro, più conveniente rispetto ai Paesi Bassi (116 euro), ma decisamente più costoso se confrontato Grecia e Francia (entrambi 57 euro), Spagna (45 euro) e Ungheria (28 euro).

Anche TV e phon incidono sulla bolletta

Anche attività quotidiane come guardare la televisione o asciugarsi i capelli comportano costi diversi nei vari paesi. Ad esempio, guardare la TV per 4 ore al giorno costa 49 euro in Italia, 32 euro in Irlanda.
L’uso del phon per 5 minuti al giorno costa 23 euro in Italia, 14 euro in Francia e 7 euro in Ungheria.

A parità di consumi, l’Ungheria è il paese più conveniente 

Considerando una famiglia italiana tipo con un consumo di 2.700 kWh, le bollette dell’energia elettrica potrebbero ammontare a circa 1.021 euro in Italia nel 2023. Nei paesi con tariffe più elevate, come Germania (1.114 euro) e Paesi Bassi (1.283 euro), la spesa è superiore.
Al contrario, in paesi come Svezia (720 euro), Irlanda (669 euro), Grecia (628 euro) e Spagna (492 euro), a parità di consumi la bolletta sarebbe più contenuta. L’Ungheria si distingue notevolmente con una spesa annua di soli 313 euro, dimostrando una notevole differenza nei costi dell’energia elettrica rispetto all’Italia.

Estate turistica 2023, record di pagamenti digitali

L’estate del 2023 si è conclusa con un aumento record dei pagamenti digitali nel settore turistico, registrando un aumento del 32% nelle transazioni rispetto all’anno precedente e un calo del 8,5% nel valore medio delle ricevute digitali in tutta Italia, che è sceso a 27,9 euro. Questo indica una crescente diffusione dei pagamenti con carta e smartphone anche per spese di importo ridotto. Questi dati emergono dall’Osservatorio Turismo Cashless 2023 di SumUp.

La provincia di Forlì-Cesena prima per transazioni 

Secondo l’Osservatorio, le province con il più alto aumento delle transazioni senza contanti sono state Forlì-Cesena (+61,2%), Benevento (+61%) e Piacenza (+60,9%), mentre il valore medio delle ricevute digitali più basso si trova a Lodi (18,7 euro) e il più alto a Vibo Valentia (43,7 euro). La provincia in cui il valore medio delle ricevute cashless è diminuito di più è Trieste (-22,8%), mentre Rovigo ha registrato l’aumento più significativo (+9%). Nel settore della ristorazione, oltre il 56,4% delle transazioni avviene dopo le 21, ma c’è una crescente tendenza a anticipare la cena, con un aumento del +13% nei pagamenti tra le 18:00 e le 21:00.

In aumento le transazioni in tutte le Regioni

Umberto Zola, Growth Marketing Lead di SumUp, commenta che la stagione turistica del 2023 conferma la crescita costante dei pagamenti digitali in Italia, con un aumento delle transazioni in tutte le province e una diminuzione delle ricevute digitali quasi ovunque. Zola sottolinea che questo trend è particolarmente evidente grazie al ritorno in Italia dei turisti stranieri, che sono più abituati ai pagamenti con carta. Zola aggiunge che l’aumento dei pagamenti senza contanti nei settori turistici è un segnale positivo, indicando che gli esercenti italiani stanno diventando sempre più attenti nell’offrire questa modalità di pagamento ai turisti, rendendo le loro attività più attraenti e dando loro l’opportunità di espandere il loro business.

I pagamenti soprattutto in bar e club

Durante l’estate del 2023, i settori turistici che hanno registrato il maggior aumento delle transazioni digitali sono stati i bar e i club (+46,5%). Inoltre, con la fine delle restrizioni dovute alla pandemia, l’entertainment ha ripreso a crescere, con un aumento del +44,4% per la musica, i concerti e il cinema, e del +36,9% nei parchi divertimento rispetto al 2022. I pagamenti digitali sono diventati sempre più diffusi anche nei caffè e nei ristoranti, con un aumento del +34,5%, così come nei servizi turistici, con un +25,8%. Anche il settore alberghiero ha registrato una crescita, seppur meno significativa, con un +8,3%. L’analisi indica che più della metà dei pagamenti nella ristorazione avviene dopo le 21, ma emerge anche una tendenza opposta rispetto al 2022, con un aumento dei pagamenti digitali prima di quest’ora (+13%) e una diminuzione delle transazioni effettuate dopo le nove di sera (-8%).

L’Italia attira gli investitori esteri nonostante le criticità

Secondo il Super Index Aibe, l’indice che misura l’attrattività dei Paesi del G20 per gli investitori internazionali, per il secondo anno consecutivo l’Italia è al 9° posto. Un livello di attrattività che può contare sulle performance positive di export (5° posto), capitale umano disponibile (8°), logistica (7°) e sostenibilità ambientale (5°). Rispetto all’anno passato nel 2023 l’Italia migliora il suo punteggio complessivo (55,2 punti su 100 rispetto ai 38,8), superiore al punteggio medio (51,2), ma inferiore ai Paesi con le migliori performance (Germania, Corea del Sud, Canada e Regno Unito).
Emergono però ancora alcune criticità, soprattutto riguardo l’adeguatezza delle procedure per ‘fare impresa’, adempimenti fiscali, percezione della corruzione, processi di digitalizzazione, e stato di diritto, ambiti in cui l’Italia occupa il 9° posto del Super Index.

Politica dei tassi e inflazione condizionano la crescita

È quanto emerge dall’Osservatorio sull’attrattività dell’Italia presso gli investitori esteri (primavera 2023) realizzato dal Censis per Aibe (Associazione Italiana delle Banche Estere).
Le stime del Fondo monetario internazionale sulla crescita globale per il 2023 hanno registrato tra gennaio e aprile una revisione al ribasso (dal 2,9% di inizio anno al 2,8% attuale). Le opinioni raccolte da Aibe nel mese di aprile sui fattori che condizionano maggiormente la crescita convergono su due aspetti: la politica dei tassi d’interesse adottata da Fed e Bce, e la durata per tutto il 2023 di un’alta inflazione. Meno rilevante, il prolungamento della guerra in Ucraina, nei confronti della quale sembrerebbe che gli effetti dirompenti emersi all’inizio del conflitto siano stati in parte riassorbiti.

Se il Paese non avanza le cause sono interne

Per la maggioranza del panel, il fattore che oggi condiziona maggiormente la crescita in Italia è costituito dai ritardi di attuazione del Pnrr, oltre all’eccesso di indebitamento pubblico, dovuto alle misure di contenimento dei prezzi dei prodotti energetici e alle politiche di stimolo dell’attività economica varate nei mesi scorsi. Segue l’incertezza politica, che indebolisce l’azione del Governo in campo economico e nelle riforme, e la debolezza della domanda interna. Le cause del basso potenziale di crescita per l’Italia sono quindi da ricercare all’interno del Paese, e da attribuire alla scarsa capacità di sfruttare opportunità uniche come le ingenti risorse finanziarie messe a disposizione dall’Unione europea per risollevare i sistemi economici e sociali europei dalla crisi prodotta dalla pandemia.

Al 17° posto per flussi di investimenti esteri rispetto al Pil

L’Italia occupa il 17° posto in graduatoria per quanto riguarda la quota percentuale dei flussi di investimenti esteri in entrata rispetto al Pil. Secondo le opinioni del panel di esperti internazionali, la performance non pienamente positiva del nostro Paese dipende dalle caratteristiche del sistema produttivo italiano, fortemente incentrato sulla piccola dimensione d’impresa, che non favorisce l’ingresso di capitali dall’estero. Tra le altre cause, la ridotta capacità competitiva del settore terziario, soprattutto se confrontato con il manifatturiero, riconosciuto invece come in grado di garantire un ritorno positivo degli investimenti.

I veicoli connessi? Potrebbero abbattere subito le emissioni di Co2

Secondo una ricerca commissionata da Qualcomm Europe Inc. e condotta dall’Università di Kaiserslautern-Landau (RTPU), l’introduzione del 20% di veicoli connessi sulle strade urbane dell’Unione Europea potrebbe portare velocemente a un risparmio del 18% delle emissioni di CO2. Le applicazioni prese in considerazione includono quelle per l’ottimizzazione delle città, come i segnali stradali dinamici, gli incroci e l’instradamento, che mirano a ridurre le soste e la congestione, migliorando l’efficienza e i tempi di viaggio.
La ricerca utilizza un nuovo approccio di simulazione che ha permesso di estrapolare i risultati di stime dettagliate del traffico su base cartografica in città selezionate nei diversi 27 Stati membri dell’UE. Il potenziale dei veicoli connessi per ridurre le emissioni legate ai trasporti rappresenta un progresso significativo verso gli obiettivi del Green Deal dell’UE, che mira a raggiungere una riduzione del 90% delle emissioni legate ai trasporti entro il 2050.

Meno traffico e meno smog

Secondo lo studio, i vantaggi includono la riduzione delle emissioni e l’aumento dell’efficienza del traffico. Inoltre, i conducenti potrebbero risparmiare fino a 15 ore di tempo di viaggio all’anno nelle ore di punta, con conseguenti livelli più elevati di produttività e comfort. L’introduzione di veicoli connessi potrebbe portare a una riduzione delle emissioni di CO2 fino al 24% in alcuni Paesi dell’UE-27, come la Germania.

“Il potenziale delle applicazioni di mobilità connessa”

Il professor Hans D. Schotten della RTPU ha dichiarato che “questo studio dimostra in modo impressionante il potenziale delle applicazioni di mobilità connessa per ridurre le emissioni nel settore dei trasporti. Abbiamo appreso che già semplici combinazioni di applicazioni di mobilità connessa e tassi realistici di penetrazione dei veicoli connessi consentono di ottenere riduzioni significative delle emissioni, senza dover scendere a compromessi con il comfort del conducente”.

La tecnologia a servizio dell’ambiente

Enrico Salvatori, Senior Vice President e President, Qualcomm Europe/MEA, Qualcomm Europe Inc., ha dichiarato che “i risultati di questo studio dimostrano come la tecnologia possa contribuire a ridurre le emissioni, rendendo il trasporto stradale più efficiente e sostenibile senza compromettere la sicurezza degli utenti della strada.” In sintesi, la ricerca evidenzia il potenziale delle applicazioni di mobilità connessa per ridurre le emissioni di CO2 e migliorare l’efficienza del traffico, portando a un progresso significativo verso gli obiettivi del Green Deal dell’UE. 

Gli attacchi DDoS generano oltre 15 milioni di “armi” 

Secondo il DDoS Threat Report 2022 di A10 Networks, nella seconda metà del 2021 il team di ricerca sulla sicurezza ha tracciato oltre 15,4 milioni di ‘armi’ DDoS, ovvero computer, server e dispositivi IoT, quasi triplicate rispetto ai 5,9 milioni del 2019. La pandemia ha infatti causato un picco di attacchi informatici, tra cui malware, ransomware e attacchi DDoS. Gli autori delle minacce hanno cercato di interrompere non solo i servizi su cui le persone fanno affidamento ogni giorno, come assistenza sanitaria, istruzione e finanza, ma anche le infrastrutture critiche, come le catene di approvvigionamento alimentare, i servizi pubblici e le agenzie governative. Di conseguenza, si è verificato un aumento delle armi che possono essere utilizzate per lanciare questi attacchi. 

Un aumento di oltre il 100% anno dopo anno
L’intelligence di A10 Networks ha dettagliato l’uso di attacchi DDoS per interrompere infrastrutture e comunicazioni in Ucraina nel febbraio 2022, proprio quando la Russia ha lanciato il suo attacco di terra. Il team di ricerca ha monitorato anche progressi significativi nella portata e nell’intensità dei crimini informatici, evidenziando un aumento di oltre il 100%, anno dopo anno, di potenziali armi di amplificazione più oscure, tra cui Apple Remote Desktop (ARD), utilizzato nel conflitto Russia-Ucraina. Gli aggressori inoltre hanno sfruttato la nota vulnerabilità Log4j, di cui più del 75% ha avuto origine in Russia.

Adottare i principi Zero Trust per proteggersi
Il 21 marzo 2022 l’amministrazione Biden-Harris ha pubblicato una guida che esorta le organizzazioni statunitensi ad agire rapidamente per proteggersi dagli attacchi informatici e dalla guerra informatica parallela al conflitto Russia-Ucraina. La guida, pur rivolta alle aziende con sede negli Stati Uniti, esprime l’urgenza per le organizzazioni mondiali affinché rivalutino la loro posizione sulla sicurezza. Impiegare i principi di Zero Trust non solo può proteggere le reti, ma anche garantire che non siano utilizzate per lanciare attacchi. Le soluzioni di sicurezza di A10 per la protezione DDoS, l’ispezione TLS/SSL del traffico crittografato e le funzionalità di sicurezza dell’application delivery possono fornire politiche di Zero Trust basate sull’identità e sul contesto per un accesso controllato.

Impatto devastante su governi e business
“I recenti eventi – afferma Dhrupad Trivedi, president e ceo A10 Networks – sottolineano l’impatto spesso devastante che gli attacchi informatici hanno sui governi e sul business in tutto il mondo. A10 Networks traccia l’origine delle armi DDoS, oltre ad altri vettori di attacco, per fornire ai clienti informazioni utili sulle minacce. Questa è una componente critica di un quadro Zero Trust per aiutare le organizzazioni ad anticipare e mitigare meglio gli attacchi informatici, e per garantire che le reti non vengano inavvertitamente utilizzate per attività offensive”.
Per supportare ulteriormente le esigenze di cybersecurity dei clienti A10 ha aderito alla Microsoft Intelligent Security Association (MISA), un ecosistema di fornitori software indipendenti e fornitori di servizi di sicurezza che integrano le loro soluzioni per poter difendersi meglio dalle minacce crescenti.

Green economy: Lombardia medaglia d’oro per eco-investimenti e green jobs

La Lombardia è la regione più performante dal punto di vista della Green economy. Con 89.784 imprese, è infatti al primo posto in Italia nella graduatoria regionale per numero assoluto di aziende che hanno investito in tecnologie green. Ma i primati della regione non si fermano qui: con 265.563 contratti stipulati a green jobs dalle imprese per il 2020, la Lombardia è al vertice anche della graduatoria regionale per lavori green. A livello provinciale è la città di Milano, con le sue 35.352 imprese green, la provincia più virtuosa della Lombardia. Seconda è Varese, con 11.712 imprese, terza Monza, con 9.480, seguita da Como, con 7.868, Bergamo (6.598), e Brescia (5.911). La classifica prosegue con Pavia, con 2801 imprese, Mantova, con 2691, Lecco (2403), Cremona (1921), Sondrio (1383), e infine Lodi, con 1244 imprese green. 

Milano al primo posto per numero di imprese green

Si tratta dei dati emersi dal focus Lombardia del dodicesimo rapporto GreenItaly, realizzato dalla Fondazione Symbola e da Unioncamere, con la collaborazione del Centro Studi Tagliacarne e con il patrocinio del ministero della Transizione Ecologica. Al rapporto hanno collaborato Conai, Novamont, Ecopneus, diverse organizzazioni e oltre 40 esperti.
Secondo il rapporto, l’ottimo risultato della provincia di Milano è confermato anche su scala nazionale. Milano è infatti al primo posto anche in Italia nella graduatoria provinciale per numero di imprese green, riporta Adnkronos.

Fare della transizione verde la chiave per costruire una società migliore

“La Lombardia può essere alla guida di un’Italia che fa della transizione verde la chiave per costruire un’economia e una società più a misura d’uomo e per questo più forti e capaci di affrontare il futuro – dichiara Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola -. È questa la direzione indicata dall’Europa con il Next Generation Eu, alla base degli ingenti finanziamenti del Pnrr, per affrontare la pandemia e la crisi climatica”. Nel Rapporto GreenItaly si conferma quindi un’accelerazione verso la green economy del sistema imprenditoriale italiano. “L’Italia che sperimenta in campo aperto un paradigma produttivo fatto di sostenibilità, innovazione, bellezza, cura e valorizzazione dell’ambiente, dei territori, delle comunità”, aggiunge Realacci.

Abilitare le competenze richieste in ambito green jobs

“La transizione verso un’economia che sia realmente sostenibile nel lungo periodo per la vita dell’ambiente e della società è un’urgenza non più rimandabile – commenta Giovanni Fosti, presidente della Fondazione Cariplo -. Il nostro territorio ha sviluppato una grande attenzione condivisa sul tema dell’economia circolare, favorendo la creazione di importanti alleanze tra imprese, istituzioni e reti di comunità per la riduzione dello spreco e la valorizzazione delle risorse, che possono diventare strumenti di inclusione e contrasto alla disuguaglianza. Per proseguire con equilibrio nella transizione verde oggi è cruciale abilitare nelle persone le competenze richieste in ambito green jobs, investendo sulla formazione e sulla valorizzazione del capitale umano a partire dai più giovani”.

Nel 2020 le startup dell’agrifood crescono del 56%

Le startup dell’agrifood in tutto il mondo sono cresciute del 56%, e in totale raggiungono quota 1.808. Sono queste le aziende censite a fine 2020 dall’osservatorio Food Sustainability della School of Management del Politecnico di Milano, un numero di imprese in netta crescita rispetto alle 1.158 giovani imprese attive tra il 2016 e il 2019. Il 40% delle startup del quinquennio ha ottenuto almeno un finanziamento, per un totale di 5,6 miliardi di dollari raccolti, pari a una media di 7,7 milioni per round. Ovvero, 2,5 milioni in più rispetto al 2019.

Italia in dodicesima posizione, con 22 startup sostenibili su 76 nuove imprese

A guidare l’innovazione delle startup agrifood sostenibili è la Norvegia, con 24 startup agrifood e il 58% sostenibile, poi Israele (139 startup, 46% sostenibile) e Uganda (24 startup, 46% sostenibile). L’Italia si colloca solo in dodicesima posizione, con 22 startup sostenibili sulle 76 nuove imprese agrifood censite (29%).  L’Italia però presenta un mercato in evidente crescita rispetto allo scorso anno: 15 startup sostenibili in più (erano 7 nel 2019, il 13% del totale) e 23 milioni di dollari di investimenti raccolti, contro i 300mila dollari di un anno fa, pari a un finanziamento medio di un milione di dollari.

L’emergenza sanitaria non ha arrestato il fermento innovativo del settore

“La pandemia ha avuto un forte impatto sui sistemi alimentari urbani ed è emersa l’importanza di tracciare e condividere le informazioni”, commenta Raffaella Cagliano, responsabile scientifico dell’osservatorio.
“L’emergenza – evidenzia Paola Garrone, responsabile scientifico – non ha arrestato il fermento innovativo del settore, che nel quinquennio dal 2016 al 2020 ha visto una crescita di startup agrifood che propongono nuove soluzioni orientate agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile”.

Il 90% delle aziende di produzione agricola è una ‘family farms’

A livello globale, rileva ancora la ricerca ripresa da Askanews, il 90% delle aziende di produzione agricola rientra tra le ‘family farms’, ovvero piccole realtà a conduzione familiare, mentre in Europa questo tipo di aziende è al 95%. L’osservatorio poi ha identificato tre iniziative in grado di accorciare la distanza fra produttori e consumatori lungo la filiera. La prima è la formazione dei produttori, che implica interazioni dirette fra le imprese di trasformazione e i produttori. La seconda è la condivisione dei benefici e dei rischi a monte e a valle della filiera. E la terza è la determinazione congiunta di un prezzo equo attraverso accordi specifici.

Cresce il mercato Mobile: +4,5% utenti connessi e 1,9 miliardi di pubblicità

Nel 2020 lo smartphone si conferma il mezzo preferito dagli italiani per navigare online, che a dicembre 2020 raggiungono i 35,1 milioni di utenti connessi, pari all’87% della popolazione Internet e con un incremento di 1,5 milioni rispetto a un anno prima (+4,5%). In media si trascorrono 77 ore al mese online da device mobili (+29% rispetto a dicembre 2019), pari all’83% del tempo speso a navigare su Internet. A crescere è anche il mercato della mobile advertising, che nel 2020 ha visto un incremento degli investimenti pubblicitari sul canale mobile del 9%, raggiungendo quota 1,9 miliardi di euro. Sono alcuni dei risultati della ricerca presentata dall’Osservatorio Mobile B2c Strategy della School of Management del Politecnico di Milano, condotta con il supporto di BVA Doxa.

La mobile advertising in Italia

Lo smartphone si riconferma anche il mezzo principale dell’Internet advertising (55%) e quello che registra il tasso di crescita più elevato.

La crescita non ha riguardato solo i siti e le app degli Over The Top (+84%), ma anche le property digitali delle principali imprese italiane per fatturato: il 77% del tempo speso online su siti e app dei top brand italiani proviene infatti da device mobili, valore in netta crescita (+15%) rispetto a gennaio 2020.

Più video, meno sms

A livello di formati si registrano andamenti in linea con quanto accade sul mercato del digital advertising, con il video al primo posto (+11%), seguito dal display advertising (+9%), e dalla search (+9%). Stabile, la componente di classified advertising, mentre continua il calo dell’sms advertising. L’sms è ancora uno degli strumenti usati dalle imprese per relazionarsi con i clienti, ma nel 2020 sempre meno con finalità promozionali o di marketing. Per gestire l’emergenza molte imprese hanno inoltre introdotto l’utilizzo di WhatsApp come nuovo canale di customer care e consulenza per gli acquisti online.

L’evoluzione del comportamento dei mobile surfer e ruolo delle aziende

Il 97% dei mobile surfer, anche se costretto in casa, non ha diminuito il tempo su mobile, anzi, l’ha incrementato (69%). La crescita dell’utilizzo dei canali digitali e della consapevolezza del ruolo strategico da parte delle aziende in generale ha portato maggiori investimenti nei confronti dell’esperienza utente. Quasi tutte le aziende oggi presidiano le diverse fasi del processo alla base di una buona user experience, e gran parte cerca di misurarne i benefici. In particolare, rispettivamente solo il 4% e il 3% dei brand non svolge alcuna attività di ricerca e progettazione, mentre il 7% salta le attività di testing volte a validare il prodotto appena sviluppato. Inoltre, la quota di mobile surfer che dichiara di aver dovuto, spesso o qualche volta, cambiare sito web o app per problemi di usabilità è diminuita dallo scorso anno, passando da 51% a 41% per i siti e da 46% a 39% per le app.

Timbracartellini per ogni tipo di necessità aziendale

Avere l’opportunità di rilevare le presenze in azienda consente di poter monitorare da più vicino quelle che sono le prestazioni lavorative dei dipendenti ed in particolar modo verificare i loro orari di ingresso e di uscita dalla sede in cui l’attività lavorativa viene svolta. Grazie ad un apposito timbracartellini ad esempio, è possibile andare a registrare non solo gli accessi e le uscite dei dipendenti ma anche eventuali ritardi o uscite anticipate, le quali vengono trasmesse immediatamente all’ufficio buste paga tramite apposito software.

In questa maniera si va dunque anche a semplificare quello che è il lavoro di chi lavora in amministrazione e al tempo stesso poter apportare delle piccole variazioni al salario in base al tempo effettivo di lavoro da parte del singolo dipendente.

Un modello di timbracartellini per ogni esigenza

Esistono per questo diverse tipologie di timbracartellini che ben si adattano alle necessità individuali. Vi sono tra l’altro determinati modelli che riescono a lavorare senza problemi anche all’interno di ambienti molto polverosi, e che dunque si adattano perfettamente ad ogni tipo di ambiente in cui vengono effettuate lavorazioni come ad esempio quelle sul legno che possono creare problemi nel caso in cui il dispositivo non sia pensato per lavorare esattamente in un contesto di questo tipo. Esistono inoltre modelli che possono lavorare sia poggiati su un ripiano che appesi al muro, così da poter essere più visibili e facili da raggiungere. A proposito di visibilità, esistono modelli di timbracartellini con i numeri informato arabo e altri con il display retro illuminato che consentono di poter visionare l’orario anche a parecchi metri di distanza.

Personalizzazione del badge

Sul sito ufficiale di Cotini srl è possibile visionare diversi modelli di timbracartellino e abbinare a questi l’acquisto di comodi badge timbratura magnetici o di prossimità, i quali possono anche essere personalizzati con il nome e il logo dell’azienda nonché con il nome e la fotografia del dipendente.

Nei primi tre mesi attacchi DDoS triplicati

Nei primi tre mesi dell’anno il numero complessivo degli attacchi DDoS (Distributed Denial of Service, ovvero interruzione distribuita del servizio), è notevolmente aumentato, in particolare quelli rivolti ai siti web di enti pubblici e per la didattica. Un attacco DDoS consiste in “ingolfare” le risorse di un sistema informatico che fornisce un determinato servizio ai computer connessi. E secondo Il report Kaspersky Q1 2020 DDoS attacks la scelta degli obiettivi fa parte della strategia di attacco dei cybercriminali, che stanno approfittando del fatto che la quarantena renda le persone più che mai dipendenti dalle risorse digitali.

Attacchi rivolti ai servizi digitali essenziali

La pandemia, iniziata nel primo trimestre del 2020, ha contribuito a trasferire quasi tutte le attività, dalla scuola, al lavoro fino al tempo libero, verso le piattaforme online dedicate. L’aumento della domanda di risorse online è stato però notato anche dai criminali informatici. Per fare un esempio, nei mesi di febbraio e marzo il Department of Health and Human Services del governo statunitense, un gruppo di ospedali di Parigi e i server di un gioco online sono stati tutti presi di mira da attacchi DDoS. Il report di Kaspersky rivela anche una notevole crescita degli attacchi rivolti ai siti web per la didattica e ai siti web ufficiali degli enti pubblici. E ora la percentuale di questi attacchi ammonta al 19% del numero totale di incidenti.

Bloccati l’80% in più di minacce rispetto al primo trimestre dell’anno

Kaspersky attribuisce la crescita dell’interesse degli attaccanti al fatto che le persone dipendono sempre più dalle risorse online. Gli utenti, ad esempio, sono alla ricerca costante di informazioni sulla pandemia e sulle misure di prevenzione da adottare. In questi casi è importante affidarsi solo alle fonti ufficiali. Di fatto, in questo periodo Kaspersky DDoS Protection (la soluzione tecnologica di Kaspersky per proteggere le risorse informatiche da questo tipo di minacce), ha rilevato e bloccato il doppio degli attacchi rispetto al quarto trimestre del 2019, e l’80% in più rispetto al primo trimestre dello stesso anno. Anche la durata media degli attacchi è aumentata, e nel primo trimestre del 2020 un attacco DDoS è durato il 25% in più rispetto al primo trimestre del 2019.

Ora gli attacchi prendono di mira elementi dell’infrastruttura interna all’azienda

“L’interruzione dei servizi internet può essere un vero problema per le imprese poiché in alcuni casi la risorsa online rappresenta l’unico modo per mettere a disposizione dei clienti beni e servizi – commenta Alexey Kiselev, Business Development Manager del team DDoS Protection di Kaspersky -. Inoltre, l’adozione diffusa del telelavoro apre nuovi vettori per i responsabili degli attacchi DDoS. Prima la maggior parte degli attacchi veniva condotta contro le risorse pubbliche delle imprese, mentre adesso abbiamo osservato come gli attacchi DDoS prendano di mira elementi dell’infrastruttura interna, ad esempio il gateway VPN aziendale o i server di posta elettronica”.

 

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