Bonus ristrutturazione 2024, quali sono i requisiti per accedervi?

Sono tantissimi gli italiani che hanno effettuato lavori all’interno delle proprie abitazioni approfittando del Bonus Ristrutturazione. Si tratta di un’agevolazione edilizia che spetta per diversi lavori realizzati negli immobili e consiste in una detrazione IRPEF del 50 per cento per le spese sostenute. In vigore ormai da qualche anno, il Bonus Ristrutturazione è stato esteso anche a tutto il 2024. Ma cosa cambia rispetto gli anni passati?

Il tetto di spesa resta a 96.000 euro

In estrema sintesi, il Bonus Ristrutturazione 2024 funziona secondo le stesse regole dell’anno precedente. Ciò significa che coloro che intendono usufruire dell’agevolazione devono rispettare determinati requisiti.

La detrazione fiscale del 50% sulle spese sostenute per lavori di riqualificazione edilizia, manutenzione ordinaria e straordinaria rimane valida fino al 31 dicembre, con un limite massimo di 96.000 euro per unità immobiliare. L’agevolazione consente di ottenere un rimborso IRPEF da diluire in 10 anni, presentando la dichiarazione dei redditi relativa all’anno in cui sono state sostenute le spese.

Detrazioni anche per gli arredi

Anche nel 2024, seppur con qualche modifica al tetto di spesa,  possibile accedere al bonus per l’acquisto di mobili e grandi elettrodomestici, questi ultimi a condizione che rispettino specifici requisiti energetici. Per il 2024, è prevista un’agevolazione del 50% sulle spese sostenute, con un limite di 5.000 euro, da suddividere in 10 rate annuali.

Le spese ammissibili

Le spese (e quindi i lavori) ammissibili includono interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, restauro, risanamento conservativo e ristrutturazione edilizia su parti comuni di edifici residenziali, così come su singole unità immobiliari residenziali di qualsiasi categoria catastale. Sono inclusi anche i lavori eseguiti in proprio, economia, insieme alle spese sostenute per l’acquisto dei materiali.

Per interventi legati al risparmio energetico, è importante inviare telematicamente la comunicazione all’ENEA entro 90 giorni dalla fine dei lavori. Questa comunicazione è essenziale per l’accesso all’agevolazione e deve essere effettuata per opere quali la sostituzione di infissi o l’installazione di impianti tecnologici.

I documenti necessari

Per ottenere il bonus, i pagamenti devono essere effettuati tramite bonifico bancario o postale parlante, contenente tutti i dati relativi ai lavori e al beneficiario della detrazione. È opportuno conservare la documentazione relativa alle spese sostenute, alle abilitazioni amministrative, alle delibere condominiali e ad altri documenti correlati in caso di verifiche da parte dell’Agenzia delle Entrate.

In sintesi, il Bonus Ristrutturazione 2024 offre la possibilità di ottenere agevolazioni fiscali per una vasta gamma di interventi edilizi, purché siano rispettate le procedure e i requisiti stabiliti.

Perchè oggi è tanto importante investire sulla propria formazione?

In un contesto che cambia continuamente, come è quello che oggi viviamo tutti, la formazione permanente riveste un ruolo di primo piano. Continuare a imparare è infatti una sorta di diktat per chiunque ambisca non solo a emergere, ma anche a stare bene, sia a livello personale sia professionale. La rapidità con cui si evolvono le tecnologie e la frequenza con cui si presentano sempre nuove sfide possono diventare un’opportunità solo e soltanto se si ha una mentalità aperta e la volontà di imparare.

Adattarsi velocemente 

La formazione continua è l’unico “allenamento” possibile per essere in grado di adattarsi ai cambiamenti. In un’epoca in cui l’automazione e l’intelligenza artificiale stanno rivoluzionando il mondo del lavoro, chi possiede la capacità di apprendere nuove competenze ha un netto vantaggio competitivo. La velocità nell’abbracciare i cambiamenti non riguarda solo la sfera professionale, ma permea anche la vita quotidiana. 

Sfide globali e soluzioni innovative

Le sfide globali – come il cambiamento climatico, la salute pubblica, le crisi economiche – richiedono soluzioni innovative. Avere una mente aperta e la formazione continua stimolano la creatività e la pensiero critico, fornendo agli individui gli strumenti necessari per affrontare problemi complessi. Le competenze acquisite attraverso l’apprendimento possono essere applicate per contribuire a trovare soluzioni sostenibili e ad apportare cambiamenti positivi nella società.

Benessere personale e mentale

La formazione non è solo un mezzo per garantirsi un avanzamento professionale, ma anche per il miglioramento personale e il benessere mentale. Abbracciare nuovi interessi, scoprire nuove prospettive e acquisire ulteriori conoscenze sono tutti “esercizi” utili per migliorare la propria vita. Inoltre, il mantenimento di una mente attiva è associato a numerosi benefici per la salute mentale, tra cui una maggiore resilienza e una riduzione dello stress.

Accessibilità e risorse online

I cambiamenti hanno anche tanti risvolti positivi. Ad esempio l’avvento della tecnologia ha reso l’accesso alla conoscenza più accessibile che mai. Risorse online, corsi e piattaforme di apprendimento virtuale offrono tante opportunità di studio, consentendo agli individui di apprendere secondo i propri ritmi e i propri impegni. Questo accesso democratizzato all’istruzione favorisce l’inclusività e offre a persone provenienti da diverse realtà la possibilità di accedere a conoscenze preziose.

Conclusioni

In sintesi, la formazione continua è un vero catalizzatore per l’eccellenza individuale e collettiva. Attraverso il potenziamento delle proprie competenze e skills, gli individui diventano agenti di cambiamento, capaci di affrontare sfide globali, migliorare la propria vita e contribuire al progresso della società. 

Quali parole hanno definito il 2023?

Anche per il 2023 Babbel propone l’annuale retrospettiva linguistica delle parole protagoniste degli ultimi 12 mesi. Tra i blockbuster ‘Barbie’ e ‘Oppenheimer’, usciti nelle sale il 21 luglio 2023, all’inflazione, il peggioramento dell’emergenza climatica e l’escalation dei conflitti internazionali, il 2023 è stato un anno pieno di avvenimenti. Ma anche di innovazioni tecnologiche e nuovi trend, ognuno dei quali è accompagnato da termini ed espressioni peculiari entrate a far parte del dibattito pubblico.

A cominciare dai termini che riguardano clima, ambiente e disastri naturali. Come Wildfire, usato nel mondo anglosassone per descrivere gli incendi, o Stato di emergenza, o ancora, Ciarán, il nome del ciclone che a novembre si è abbattuto con particolare veemenza su Regno Unito, Francia, Spagna e Italia.

Le parole della guerra

La parola War fatigue, che significa letteralmente ‘stanchezza da guerra’, si riferisce invece al progressivo disinteressamento da parte dell’Occidente nei confronti delle sorti dell’Ucraina. A quasi due anni dall’invasione russa molti temono di non poter più contare sull’appoggio promesso.

Ceasefire (letteralmente, ‘cessate il fuoco’), è un’espressione inglese adottata in tutto il mondo in seguito all’aggravarsi della situazione israelo-palestinese nell’autunno 2023.
Chi invoca il ceasefire chiede perciò che vengano sospese tutte le attività militari per un determinato periodo di tempo nella zona colpita dal conflitto.

I termini dell’innovazione

Il 2023 è stato l’anno del boom mediatico dell’AI, con il lancio di nuovi strumenti resi accessibili al pubblico accompagnati dal diffondersi di una grande quantità di neologismi.
Tra questi, ‘deepfake’, che ha fatto il giro del web quando hanno cominciato ad apparire online video e immagini sintetici manipolati digitalmente per sostituire le sembianze di una persona con quelle di un’altra.

Ma il 6 maggio 2023, a settant’anni dall’incoronazione di Elisabetta II, quella di Charles III, Re del Regno Unito e di altri 14 regni del Commonwealth, è stata in grado di attirare l’attenzione di molti spettatori anche al di fuori dello Stato insulare.
Tra gli ospiti dell’Abbazia di Westminster si sono potuti contare i membri di altre famiglie reali d’Europa, leader politici internazionali, attori e pop star.

Non solo umani: da Titan a JJ4

Il 18 giugno 2023 si perdevano le tracce del sommergibile Titan con a bordo cinque persone dirette a esplorare il relitto del Titanic, a circa quattro chilometri sotto il livello del mare. Ma in pieno Antropocene, l’era dominata dall’essere umano, capita che gli animali facciano sentire la propria presenza in maniera inattesa e talvolta scomoda.

Così ha fatto parlare di sé nei mesi estivi il granchio blu, piccolo crostaceo originario dell’Atlantico che ha ‘invaso’ il Mediterraneo. Ma hanno fatto discutere, riporta Askanews, anche le orse JJ4 e Amarena, e il cervo Bambotto, protagonisti di episodi cruenti che hanno riacceso le discussioni in merito alla convivenza tra animali selvatici ed essere umano. Nonché all’impatto del cambiamento climatico sull’habitat di molte specie.

Luce e gas, mercato tutelato in scadenza da gennaio 2024: cosa succede?

A partire dal 10 gennaio 2024 per il gas e dal 1° aprile 2024 per l’energia elettrica gli utenti italiani dovranno dire addio al regime a prezzi regolamentati stabiliti dall’Arera, l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente.
Sono queste le date fissate per la fine del mercato tutelato di luce e gas, e gli italiani saranno obbligati a scegliere un fornitore nel mercato libero.  

Secondo Arera, la tutela di prezzo per i clienti domestici non vulnerabili di gas naturale, ovvero, famiglie e condomini, terminerà appunto a gennaio 2024, mentre per quelli di energia elettrica a partire da aprile 2024.

La transizione al mercato libero non comporterà un’interruzione immediata delle forniture

Le microimprese clienti di energia elettrica hanno invece già concluso il passaggio ad aprile 2023.In ogni caso, la transizione dal mercato tutelato a quello libero non comporterà una interruzione immediata delle forniture a coloro che non effettueranno la scelta in tempo.

Chi non effettuerà in tempo la scelta tra i fornitori nel mercato libero verrà incluso nel servizio a tutele graduali.
Una questione ancora in sospeso riguarda la possibilità di una proroga. Nonostante non ci siano ancora conferme ufficiali, diverse voci politiche hanno espresso la volontà di estendere il termine.

In previsione c’è una proroga di qualche mese?

Vannia Gava, la viceministra dell’Ambiente, ha dichiarato: “Prevedremo una proroga di qualche mese. Stiamo lavorando in questa direzione”, mentre il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin ha commentato: “Stiamo lavorando non tanto a un percorso giuridico di proroga, ma a un approfondimento serio, tecnico, realistico sulle modalità di uscita. Il nostro dovere è che la fine del mercato tutelato sia più liscio, informato e semplice possibile – spiega il ministro -. Sto aspettando che gli operatori e Arera mi diano tutti gli elementi di quello che può essere un percorso tecnico di attuazione”.

Una migrazione per oltre 10 milioni di utenze domestiche

Ma, continua il ministro Pichetto Fratin, “Non è una proroga giuridica, ma è un ragionamento che stiamo facendo con dei tempi certi, che diano la garanzia di informazione alle famiglie e di rapporto con le banche”.

Dal canto loro, con oltre 10 milioni di utenze domestiche da migrare, le associazioni dei consumatori stanno esercitando pressione per ottenere una proroga.
Tuttavia, fino a nuove comunicazioni, le date da tenere a mente rimangono il 10 gennaio 2024 per il gas e il 1° aprile 2024 per l’elettricità.

Natale 2023: lo shopping è green per 6 italiani su 10

Lo shopping di prodotti second-hand è una tendenza in crescita per chi è alla ricerca dei regali di Natale. Fa bene al portafoglio, al Pianeta e a coloro che vogliono mettere in vendita gli articoli che non usano più e ricavarne un guadagno extra. E sono soprattutto le generazioni più giovani le più inclini a fare questa scelta (71%).

Insomma, l’economia circolare piace anche a Natale, tanto che 6 italiani su 10 prendono in considerazione l’acquisto di prodotti second-hand, e 1 su 5 ammette che quest’anno spenderà di più per comprare regali ‘usati’ rispetto allo scorso anno, per una spesa media di 49,13 euro e l’acquisto di oltre 3 oggetti riutilizzati.

La sostenibilità fa risparmiare, e trovare oggetti unici

A indagare le tendenze di acquisto degli italiani per le prossime festività è la ricerca condotto da Wallapop, piattaforma di prodotti second-hand, in collaborazione con mUp.
Nel 2022 chi ha scelto di acquistare e vendere oggetti second-hand su Wallapop ha contribuito a evitare la produzione di 22.031 tonnellate di plastica, l’equivalente di materiale che servirebbe a creare una fila di fenicotteri gonfiabili da Parigi a Barcellona, e 31 tonnellate di rifiuti, tanti quanti sono generati nella città de L’Aquila in un anno.

Di fatto, 3 italiani su 4 quest’anno compreranno prodotti second-hand per Natale. Tra le ragioni che li spingono a fare questa scelta il 32% sottolinea la possibilità di trovare oggetti unici, e il 29% il risparmio economico.

Il second-hand trionfa sotto l’albero

Tuttavia, la sostenibilità sta diventando una motivazione decisiva. Infatti, circa 1 italiano su 4 prenderà in considerazione questo aspetto in misura maggiore rispetto allo scorso anno in occasione dello shopping natalizio.

Se sono soprattutto gli intervistati di età compresa tra 18 e 24 anni i più propensi a valutare la sostenibilità dei regali di Natale (33%), la maggior parte degli italiani (84%) si mostra comunque aperta a questo tipo di consumo ed è consapevole dell’impatto ambientale delle proprie azioni.
Gli italiani sono anche aperti a ricevere un regalo second-hand. Oltre l’80% vorrebbe volentieri un prodotto riutilizzato come dono di Natale, purché sia in condizioni perfette.

Libri, piccoli elettrodomestici, smartphone e giocattoli i più desiderati

I libri sono i regali second-hand più apprezzati da ricevere per la maggior parte degli intervistati (41%), seguiti da piccoli elettrodomestici (27%) e smartphone (22%).
Per quasi la metà degli italiani (49%), riporta Adnkronos, un libro è anche il miglior regalo riutilizzato da mettere sotto l’albero, seguito da piccoli elettrodomestici (31%) e giocattoli (24%).
La maggior parte degli intervistati (72%) crede poi che i bambini difficilmente riuscirebbero a distinguere un prodotto nuovo da uno usato.

Ecoansia: che cos’è e quanti italiani ne soffrono?

Quasi la metà della popolazione italiana soffre di ecoansia, una profonda paura dei cambiamenti climatici e delle loro conseguenze. Questo fenomeno è in aumento negli ultimi anni, anche a causa della maggiore frequenza degli eventi climatici estremi che colpiscono direttamente la Penisola. Si tratta di un disagio emotivo che colpisce trasversalmente la popolazione, ma ha un impatto particolarmente significativo sui giovani, il cui futuro appare sempre più incerto e minaccioso.

A questo proposito, per la prima volta l’ecoansia è arrivata davanti al Parlamento Europeo, grazie al rapporto “Headway – Mental Health Index 3.0,” di The European House – Ambrosetti, insieme ad Angelini Pharma. L’ecoansia, infatti, è un fattore chiave nell’ambito del benessere mentale.

Un fenomeno più accentuato dove il climate change si fa sentire

L’ecoansia è più evidente nei paesi che stanno già sperimentando i danni del riscaldamento globale, tra cui l’Italia, che è parte del cosiddetto “hotspot mediterraneo,” una delle regioni a più rapido riscaldamento del pianeta. In Italia, il 64% dei cittadini si sente minacciato dai cambiamenti climatici a causa dell’innalzamento del livello del mare e degli incendi boschivi.

A livello europeo, più di un terzo dei cittadini dell’Unione Europea (37%) ritiene di essere esposto alle minacce derivanti dai cambiamenti climatici. Questa percezione trova conferma nei dati sulle catastrofi naturali, che sono aumentate significativamente tra il 1979 e il 2019, passando da 91 a 1.452 eventi registrati.
L’Europa ha sperimentato direttamente gli effetti del cambiamento climatico, con eventi meteorologici estremi che hanno colpito il continente nel 2023, tra cui estesi incendi, inondazioni e temperature record. Questi eventi hanno avuto un impatto sia sulla salute fisica che su quella mentale delle persone.

Una relazione “difficile” tra individuo e ambiente

L’ecoansia nasce dalla relazione tra l’individuo e l’ambiente. Può manifestarsi attraverso una serie di sintomi, tra cui senso di impotenza, disperazione, preoccupazione per la sostenibilità dei propri comportamenti, crisi d’ansia, fobie, malcontento, rabbia, sindromi depressive, disturbi del sonno, irritabilità, perdita di memoria, tendenza all’isolamento e abuso di alcol e sostanze.

Per affrontare l’ecoansia, è possibile ricorrere alla psicoterapia, eventualmente integrata da un supporto farmacologico. Inoltre, è importante mettere in atto azioni quotidiane a favore della sostenibilità per recuperare un senso di possibilità e combattere il senso di impotenza.

Risolvere il problema alla radice

L’Unione Europea ha intrapreso iniziative come il Green Deal e ha impegnato tutti i suoi membri a raggiungere emissioni zero entro il 2050, riducendo le emissioni di gas serra del 55% entro il 2030. L’impegno politico e le politiche europee possono fare la differenza nella lotta contro il cambiamento climatico.

Rivoluzione tasse: cosa cambia nel 2024?

Una rivoluzione pensata per semplificare il sistema, snellire le procedure e migliorare il rapporto con il contribuente attivando un circolo virtuoso per la riduzione della pressione fiscale.

Si tratta delle prime misure, operative da gennaio 2024, della rivoluzione fiscale vergata dal vice ministro dell’Economia Maurizio Leo, ovvero, revisione dell’Irpef, taglio delle tasse sul lavoro con effetto sulla busta paga, attrazione di aziende e ‘cervelli’, ma anche collaborazione sull’accertamento con imprese grandi e piccole.

Irpef, no tax area e assunzioni

Per il solo 2024 vengono aggiornati scaglioni e aliquote Irpef passando da quattro a tre in vista della flat tax per tutti. Il beneficio massimo corrisponde a 260 euro netti l’anno.
La soglia della no tax area per i lavoratori dipendenti sale da 8.145 a 8.500, equiparandola a quella dei pensionati.

In attesa della completa attuazione della riforma dell’Ires, per il 2024 viene introdotta una maggiore deduzione del 20% per le nuove assunzioni a tempo indeterminato. La deducibilità sale al 30%, nel caso in cui l’impresa decida di assumere lavoratori svantaggiati o con disabilità, donne con almeno due figli minori o disoccupate da almeno sei anni, under 30, Neet ed ex beneficiari del Reddito di cittadinanza.

Rientro di aziende e ‘cervelloni’

Arrivano le agevolazioni fiscali per attività d’impresa e lavoro autonomo in forma associata che riportano le attività in Italia.
Una norma del decreto prevede il taglio del 50% del reddito imponibile ai fini Irpef e Irap per 5 anni. Il beneficio va restituito con gli interessi se si delocalizza prima del quinquennio interessato.

Tasse dimezzate, entro un tetto di reddito di 60mila euro, anche per i lavoratori dipendenti o autonomi che nel 2024 trasferiranno la residenza fiscale in Italia per un massimo di 5 anni. Anche in questo caso sono previste sanzioni con restituzione dello sconto e interessi nel caso in cui venga tradito l’impegno al mantenimento della residenza fiscale per 5 anni.
Restano invariate le disposizioni per i ricercatori e professori universitari già previste.

Tassa per multinazionali, Pmi e aziende più grandi

Con le nuove norme sulla Global minimum tax le multinazionali con fatturato consolidato pari a 750 milioni di euro dovranno pagare almeno il 15% di imposta effettiva. Un intervento che punta ad assicurare parità competitiva tra le imprese arginando gli effetti distorsivi della pratica delle big tech.

Il concordato preventivo biennale per le Pmi permette invece di fissare una base fiscale per due anni escludendo dalla tassazione l’eventuale reddito aggiuntivo. La proposta in merito verrebbe fatta dall’amministrazione fiscale, che sulla base dei dati certi ottenuti grazie alla fatturazione elettronica, l’interoperabilità delle banche dati e l’Intelligenza artificiale può dire al contribuente qual è il suo reddito.
Le norme allo studio sulla cooperative compliance (abbassare la soglia di ingresso fino a 100 milioni di euro di fatturato) puntano invece ad ampliare la platea di accesso per i contribuenti. Si studiano inoltre effetti premiali per i contribuenti virtuosi.

Per l’83% degli italiani il digitale sarà protagonista anche dell’economia

Il digitale, in tutte le sue forme, è ormai centrale nella vita quotidiana, e la maggioranza degli italiani è favorevole a inserirlo nella Costituzione, in particolare, per la cultura e l’educazione dedicata.
Se per tantissimi italiani è chiaro che il digitale sarà protagonista anche del futuro dell’economia (lo pensa l’83%) il 55% vorrebbe appunto che la cultura digitale e l’educazione al digitale venissero inserite nella Costituzione italiana.

Sono alcune evidenze emerse dalla ricerca dal titolo ‘Il digitale popolare’, promossa da Fondazione Italia Digitale e Istituto Piepoli.
La ricerca è stata illustrata durante il Festival del Digitale Popolare, che si è tenuto a Torino a inizio ottobre.

Opportunità e “storture” della rivoluzione digitale vanno affrontate senza paura

La ricerca affronta a largo spettro i principali aspetti del rapporto tra gli italiani e il digitale, e analizza ambiti che vanno dall’istruzione e la formazione alle fake news, dal metaverso e l’Intelligenza artificiale generativa a cibo e alimentazione, gli strumenti digitali per misurare le prestazioni sportive, la sostenibilità, e l’impiego nella Pubblica amministrazione.

Secondo Francesco Di Costanzo, presidente Fondazione Italia Digitale, il digitale, inoltre, “Dovrebbe essere inoltre materia di studio a partire dalla scuola primaria. Le opportunità e anche le ‘storture’ della rivoluzione digitale da gestire vanno affrontate senza paura, ma con una forte conoscenza, consapevolezza, competenza a tutti i livelli: Pubbliche amministrazioni, imprese, professionisti, cittadini”.

L’importanza del digitale nella gestione della vita quotidiana

Insomma, “È un plebiscito – spiega Livio Gigliuto, direttore generale Fondazione Italia Digitale e Presidente Istituto Piepoli -: più di 8 italiani su 10, giovani e meno giovani, da nord a sud, reputano importante il digitale nella gestione della vita quotidiana, e la maggioranza degli italiani, al contrario di quanto si potrebbe pensare, ha più relazioni di prima, proprio grazie agli strumenti digitali”.

Un Paese tecno-ottimista sedotto dall’innovazione

“La politica ha ottenuto un indubbio vantaggio dal digitale: grazie ai social i politici sono più familiari al 30% degli italiani. Sette italiani su dieci si sono rivolti a web e social per didattica e formazione, mentre un italiano su due vuole fare esperienza nel metaverso. Prevalgono gli ottimisti anche nei confronti dell’Intelligenza artificiale – aggiunge ancora Livio Gigliuto all’Adnkronos -. L’Italia si conferma quindi un Paese sedotto dall’innovazione, attraversato da un ‘tecno-ottimismo’ consapevole e maturo, di chi è abituato, anche con la testa nel metaverso, a stare con i piedi per terra”.

Fake news: difficile scoprirle, ma per quasi il 30% non esistono

Per il 76,5% degli italiani le fake news sono sempre più sofisticate e difficili da scoprire e il 20,2% crede di non avere le competenze per riconoscerle. Ma il 29,7% nega l’esistenza delle bufale e pensa che non si debba parlare di fake news, ma di notizie vere che vengono deliberatamente censurate dai palinsesti. Inoltre, il 75,1% della popolazione ritiene che con l’upgrading tecnologico verso l’Intelligenza Artificiale sarà sempre più difficile controllare la qualità dell’informazione, riporta Ansa.
Emerge dal Rapporto Ital Communications-Censis dal titolo ‘Disinformazione e fake news in Italia. Il sistema dell’informazione alla prova dell’Intelligenza Artificiale’.

Tanta informazione, soprattutto online

Pandemia e vita digitale hanno spinto in avanti la domanda di informazione degli italiani, in un processo che sembra inarrestabile. Oggi circa 47 milioni di italiani (93,3%) si informa abitualmente su almeno una delle fonti disponibili, l’83,5% sul web e il 74,1% sui media tradizionali. Di contro, circa 3 milioni e 300mila (6,7%), hanno rinunciato a un’informazione puntuale, mentre 700mila non si informano affatto. Al palinsesto dato, e uguale per tutti, si è sostituito il palinsesto personalizzato, con un primato dello schermo e del linguaggio audiovisivo. Il risultato è che solo il 13,8% si rivolge a un’unica fonte di informazione, soprattutto over64, che si limitano alla fruizione dei media tradizionali.

La dieta mediatica degli italiani

Il 79,5% consulta invece più di due fonti informative e il 62,9% ne consulta tre o più.
Si tratta di dati positivamente correlati con l’età e il titolo di studio: più si è giovani e scolarizzati, maggiore è il numero delle fonti da cui si attingono notizie. La combinazione di più fonti informative a comporre il palinsesto di ciascuno si riflette anche in un bilanciamento di fonti online e offline, tradizionali e no nella dieta mediatica individuale. Il 64,3% degli italiani dichiara di utilizzare un mix di fonti informative, tradizionali e online, un 9,9% attinge solo ai media tradizionali e un 19,2%, poco meno di 10 milioni di italiani, si affida esclusivamente alle fonti online. Questi ultimi, soprattutto giovani, sono i più esposti a disinformazione e fake news.

Molta comunicazione e tanta confusione: il caso riscaldamento globale

Il riscaldamento globale è un caso esemplare di comunicazione eccessiva e poco chiara, che alimenta cattiva informazione, catastrofismo e negazionismo, rischiando di provocare effetti non desiderati sui modi di pensare e sui comportamenti della popolazione. Il 34,7% degli italiani è convinto che ci sia un allarmismo eccessivo sul cambiamento climatico e il 25,5% ritiene che l’alluvione di quest’anno sia la risposta più efficace a chi sostiene che si sta progressivamente andando verso la desertificazione.
I negazionisti, convinti che il cambiamento climatico non esista, sono il 16,2% della popolazione. Gli individui più fragili, i più anziani e i meno scolarizzati, sono quelli che appaiono più confusi e meno in grado di comprendere il problema nella sua complessità.

Gli italiani risparmiano con i saldi estivi, ma non rinunciano alle vacanze 

Inflazione, costi energetici e attenzione per l’ambiente spingono quasi 6 italiani su 10 a risparmiare sulla quantità di ciò che acquistano e a contenere i consumi energetici. Nondimeno, gli italiani non intendono rinunciano alle vacanze estive. E se il turismo nazionale guida le preferenze c’è chi torna a viaggiare all’estero È quanto rileva l’Holiday Shopping Outlook, di Bain & Company Italia realizzato in collaborazione con Toluna.
“In vista dei saldi estivi, oltre un italiano su quattro spenderà di più rispetto all’anno precedente, tendenza comune per uomini e donne, e particolarmente accentuata nelle generazioni più giovani – commenta Andrea Petronio, Senior Partner e Responsabile Retail di Bain & Company Italia -. Il budget di spesa medio previsto si attesta sui 176 euro”.

Più Outlet e grandi magazzini meno acquisti online

L’abbigliamento come sempre sarà il più gettonato durante i saldi (82%), seguito dai prodotti per la cura della persona (29%) e gli alimentari (26%). Rispetto alla stagione invernale aumentano di rilevanza nelle scelte dei consumatori grandi magazzini, Outlet o negozi a basso prezzo, a conferma della crescente ricerca di convenienza, mentre si normalizza il canale online. E la sostenibilità svolge un ruolo sempre più importante nelle decisioni di acquisto: il 61% dei consumatori è orientato ad acquistare prodotti sostenibili anche durante i saldi estivi, soprattutto tra le fasce di età più giovani.

Aumentano i vacanzieri rispetto al 2022

“Anche le aspettative degli italiani sulle proprie vacanze sono in forte crescita quest’anno, con un aumento dal 56% al 78% di coloro che partiranno rispetto al 2022 – prosegue Petronio -. L’Italia rimane la meta preferita, mentre per chi andrà all’estero l’Europa guida la classifica con il 77% delle preferenze, seguita da Nord America (10%) e Asia (9%). La durata delle vacanze per la maggior parte degli italiani sarà di 1 o 2 settimane”.
Il mare rimane la meta preferita per il 72% degli italiani, seguito dalle città d’arte (32%) e dalla montagna (27%).

Hotel, casa in affitto, B&B o ospiti da amici

Per quanto riguarda l’alloggio, circa la metà degli italiani opterà per soggiorni in hotel, seguiti da case in affitto o B&B (43%), case di proprietà o di amici e parenti. Quanto alla spesa, il 37% degli italiani prevede di spendere di più rispetto all’anno scorso, mentre solo il 10% prevede di risparmiare per le vacanze. In media, gli italiani hanno messo a budget circa 1.180 euro, spesa in larga parte destinata all’alloggio. Oltre la metà degli italiani prenota autonomamente le vacanze online, con l’eccezione dei Boomers, che preferiscono prenotare ‘in loco’ (30%) o essere ospitati da amici (14%).

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