Inflazione: nel 2022 alle famiglie costerà 53,5 miliardi di euro

Un salasso che colpisce le famiglie italiane, indifese di fronte agli incrementi dei listini che si abbattono su settori indispensabili come alimentari e trasporti. L’inflazione infatti, insieme all’aumento delle bollette di luce e gas, continua a essere la principale emergenza del Paese, con i prezzi che anche a luglio hanno fatto registrare rincari da record. Lo denuncia il Codacons: nel 2022 l’impennata dell’inflazione costerà alle famiglie italiane 53,5 miliardi di euro, +10,9 miliardi solo per gli alimentari. Anche sulle vacanze scatta però il salasso: per i trasporti 481 euro in più a famiglia, e se le tariffe dei biglietti aerei salgono del 160,2% gli alberghi il 15,8% in più.

Spesa alimentare: quasi 10,9 miliardi di euro in più rispetto al 2021

Il Codacons ha elaborato uno studio per capire come l’inflazione registrata in Italia nei primi 7 mesi dell’anno si rifletta sui bilanci delle famiglie. Secondo l’Istat oggi il tasso di inflazione acquisita per il 2022 è pari al +6,7%: questo significa che proprio a causa dell’aumento di prezzi e tariffe, a parità di consumi gli italiani subiscono nel corso dell’anno un aggravio di spesa pari a complessivi +53,5 miliardi di euro per l’acquisto di beni e servizi rispetto al 2021. Solo per la spesa alimentare, la cui inflazione acquisita è pari al +7,5% nel 2022, le famiglie spendono in totale quasi 10,9 miliardi di euro in più.

Vacanze e trasporti: il turismo colpito da pesanti rincari

Si apre poi il capitolo spinoso delle vacanze estive, con il settore del turismo colpito nell’ultimo mese da pesanti rincari, e il comparto trasporti che registra a luglio tariffe in aumento del +13,9% su base annua.
“Chi parte per andare in vacanza quest’anno dovrà mettere mano al portafogli – denuncia il Codacons -. Solo per la voce trasporti una famiglia si ritrova oggi a subire un salasso pari in media a +481 euro annui rispetto al 2021. A luglio le tariffe dei biglietti aerei internazionali sono infatti salite del +160,2% su base annua, i traghetti del 9,1%, la benzina è aumentata del 22,3% e il gasolio del 30,9%.

Accelerano pacchetti vacanza, alberghi e ristoranti

Quanto ai pacchetti vacanza, salgono del 5,7%, mentre per dormire in un albergo si spende in media il 15,8% in più. Accelerano poi anche gli aumenti per bar e ristoranti, che a luglio hanno ritoccato i listini in media del +5%”. Insomma, secondo il Codacons “le vacanze estive del 2022 saranno ricordate come le più salate degli ultimi anni, con i prezzi e le tariffe del comparto schizzati alle stelle che rischiano di trasformare la villeggiatura in un lusso per ricchi e di impoverire ulteriormente una consistente fetta di popolazione”.

Abitare e affittare a Milano, la città italiana più cosmopolita, ma meno sicura 

Lo confermano i dati della ricerca di Spotahome condotta da AstraRicerche su un campione di residenti a Torino, Milano e Roma. Milano è una città cosmopolita, una realtà aperta e internazionale, ma è anche una delle meno sicure d’Italia, e chi la abita lo percepisce. Milano però è anche la città più aperta alle situazioni di affitto: con una percentuale del 20%, la più alta rispetto a Torino e Roma, mostra un’altissima propensione ad affittare, soprattutto dopo un’esperienza positiva avvenuta in passato (24%) o per il piacere di condividere la casa con altre persone e non stare soli (32%). Ed è netta la preferenza per affittuari giovani e lavoratori (65%).

Più ricca di Roma e Torino

Il capoluogo lombardo si dimostra anche la città più ricca rispetto a Roma e Torino, rispondendo con il dato più basso (38%) al criterio di affitto al fine di avere un reddito ulteriore. Milano è sul podio anche per la volontà di affittare a europei non italiani (23%) e nordamericani (11%), mentre le percentuali di sudamericani (2%) e asiatici (4%) sono basse. A Milano, si segnala una preferenza per affittare le case ad anglofoni rispetto a italiani (24% rispetto al 21% di Torino e il 19% di Roma), mentre il dato relativo alla ricerca di affittuari parlanti italiano risulta il più basso delle tre città (60% rispetto a Torino e Roma, entrambe al 64%).

I motivi per non mettere in affitto la propria casa

Interessante anche un altro dato, l’unico negativo nei confronti della propensione all’affitto: la sicurezza. Il motivo per non mettere in affitto la propria casa a Milano (24%) sarebbe la paura per sé stessi e le proprie cose. Risulta quindi necessario un servizio che risponda a queste esigenze e risolva questa problematica. E Spotahome offre un servizio innovativo, sicuro, digitale e internazionale ideale per chi vive a Milano. Adatto, quindi, sia per chi cerca una casa in affitto sia per i proprietari che vogliono affittare casa, in modo da trasformare la ricerca di inquilini o una sistemazione in un’avventura senza intoppi.

Cosa richiedono i proprietari per affittare in sicurezza?

In particolare, Spotahome offre un servizio gratuito di upload di foto e video veritieri e in alta definizione, scattati e girati da un team di professionisti, su una piattaforma sicura, sulla quale l’identità degli inquilini viene preventivamente controllata. Ma cosa è più richiesto a Milano? Sono ritenuti fondamentali servizi come la gestione check-in/check-out, manutenzione e pulizia (47%), le visite virtuali (36%) e l’annuncio visibile in tutto il mondo (27%).

Vacanze con i bambini: cosa fare per non stressarsi? 

Finalmente per molti sono arrivate le tanto attese vacanze, da trascorrere con tutta la famiglia. Un sogno: ma come fare affinché non ci sia nemmeno una nuvola sull’armonia familiare? Seguendo i consigli degli esperti, così da tenere alla larga lo stress e gestire al meglio le eventuali criticità che potrebbero presentarsi in viaggio o una volta a destinazione. All’inizio può sembrare faticoso scegliere il periodo, la meta, l’alloggio e quali attività fare sia per i più piccoli sia per i più grandi. Parentsmile, la prima piattaforma europea per il supporto e il benessere a domicilio di tutta la famiglia, per essere a fianco di tutte le famiglie – anche in estate – propone una guida utile per vivere le vacanze senza stress pensando a tutti: dai più grandi ai più piccoli. Tra i consulenti, c’è la dottoressa Rosangela Pozzi, pedagogista,  che fornisce una serie di consigli utili per vivere le proprie vacanze in famiglia e per gestire i momenti “nuovi” e fuori casa per i bambini. 

Una meta per tutti e spazio alle “vecchie” abitudini
Scegliere una meta che possa piacere sia ai più piccoli sia ai più grandi. Per un bambino potrebbe non essere particolarmente interessante passare una vacanza intera in giro per musei. Meglio, quindi, scegliere una località che offra divertimento, altrimenti la vacanza potrebbe trasformarsi in una serie di lamentele e capricci. Scoprire nuove destinazioni e rivoluzionare la propria quotidianità non è una novità solo per l’adulto che, dopo settimane di lavoro, va in ferie, ma anche per il proprio figlio. All’inizio può essere difficile il cambiamento e proprio per questo motivo si consiglia di mantenere gli abituali orari di riposo, sonno e di pranzo e cena. Seguire ogni giorno la stessa routine – anche se si è al mare, al lago, in montagna – è la chiave per non destabilizzare troppo i figli e dare prevedibilità alla giornata.

Sì a colori e a nuove amicizie
Ci saranno momenti di noia per i bambini, basti pensare ai tempi di attesa in un bar o ristorante. Il genitore dovrebbe essere pronto a tutto, anche a mettere in valigia pastelli, libri, giochi scelti in base all’età dei propri figli per un momento di svago da condividere con tutta la famiglia. Anche in vacanza i figli hanno bisogno di giocare con i loro pari e, allo stesso tempo, anche i genitori vorrebbero concedersi un po’ di tempo tutto per loro. L’idea è quella di provare l’esperienza del mini club o junior club in base alle diverse età dei figli e alle loro personalità in continua crescita.

Mangiare senza stress e “stacco” dai compiti
Per vivere il momento del pranzo o della cena sarebbe utile avere accortezze quando si sceglie il ristorante o hotel come la disponibilità di sala pappe e biberonerie, menù vari per tutte le fasce di età, disposizione dei tavoli e, meglio ancora, se previsto uno spazio aperto con giardino in modo da godere di tutti i comfort. In generale, si consiglia di non arrabbiarsi con i figli durante le vacanze e non essere esigenti nei compiti o letture di libri da portare a termine. Concedere ai bimbi uno stacco di qualche giorno dalla routine è importante per stimolare non solo la reattività ormonale, ma anche l’apparato immunitario. Infine, una buona regola è quella di lasciar scorrere il tempo delle vacanze con distensione, senza abbandonare il sorriso. 

Superbonus: una circolare dell’Agenzia Entrate chiarisce regole e aggiornamenti 

Tutte le regole aggiornate sul Superbonus: con una nuova circolare l’Agenzia delle Entrate fa il punto sulla misura introdotta dal decreto Rilancio per le spese sostenute per interventi di efficientamento energetico, riduzione del rischio sismico, e installazione di impianti fotovoltaici e colonnine per la ricarica di veicoli elettrici negli edifici. In particolare, la circolare n. 23/E, firmata nei giorni scorsi, riepiloga in maniera sistematica tutti i chiarimenti resi finora in tema di Superbonus, dalla platea dei beneficiari agli edifici interessati, dal tipo di interventi alle spese ammesse alla detrazione.

Un commento alle più recenti modifiche normative 

La circolare fornisce un quadro riassuntivo dei chiarimenti resi in tema di Superbonus, sentiti il ministero dello Sviluppo economico, l’Ente Nazionale per l’Energia e l’Ambiente (Enea) e la Commissione consultiva costituita presso il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici. Il documento tiene conto di tutte le risposte fornite alle istanze di interpello presentate dai contribuenti e commenta le più recenti modifiche normative. Il documento si focalizza su soggetti beneficiari, edifici interessati dagli interventi, spese ammesse all’agevolazione, nonché sui principali aspetti inerenti l’opzione per lo sconto in fattura o la cessione del credito e sui relativi adempimenti previsti.

Entro il 30 settembre 2022 devono essere stati effettuati lavori per almeno il 30% dell’intervento

In seguito alle modiche normative, da ultimo apportate dal decreto-legge 17 maggio 2022, n. 50, in corso di conversione, il Superbonus si applica alle spese sostenute entro il 30 settembre 2022 per gli interventi effettuati su unità immobiliari dalle persone fisiche al di fuori dell’esercizio di attività di impresa, arte o professione, o per le spese sostenute entro il 31 dicembre 2022. A condizione però che alla data del 30 settembre 2022 siano stati effettuati lavori per almeno il 30% dell’intervento complessivo.

Ammesse le spese sostenute entro il 31 dicembre 2025

Ammesse all’agevolazione, riferisce Adnkronos,  le spese che saranno sostenute entro il 31 dicembre 2025 dalle persone fisiche, per interventi su edifici composti da due a quattro unità immobiliari distintamente accatastate, posseduti da un unico proprietario o in comproprietà da più persone fisiche, con una progressiva diminuzione della percentuale di detrazione (110% per le spese sostenute entro il 31 dicembre 2023, 70% per le spese sostenute entro il 31 dicembre 2024, 65% per le spese sostenute entro il 31 dicembre 2025). Il bonus spetta anche per le spese sostenute entro il 31 dicembre 2025 dai condomìni, con una analoga diminuzione progressiva per gli oneri sostenuti nel 2024 e nel 2025.

Imballaggi in acciaio: dal 2000 “riciclate” 800 Tour Eiffel

Dal 2000 a oggi in Italia si è risparmiato un quantitativo di acciaio pari al peso di 800 Tour Eiffel, per un valore economico di 1 miliardo di euro di materia recuperata. Questo, tramite il riciclo degli imballaggi in acciaio, come barattoli, scatole, scatolette, lattine, fusti, secchielli, bombolette, tappi e chiusure. Il risultato è stato possibile grazie all’impegno di tutta la filiera, a partire dai cittadini, Nel 2021 la raccolta pro capite di imballaggi in acciaio è infatti cresciuta ulteriormente, raggiungendo quota 4,4 kg per abitante, con un aumento del +9,7% rispetto all’anno precedente.
I dati, presentati a Roma in occasione dell’assemblea annuale di Ricrea, il Consorzio Nazionale per il Recupero e il Riciclo degli Imballaggi in Acciaio (parte del Sistema Conai), sono contenuti nel Green Economy Report dal titolo Dall’acciaio all’acciaio: il contributo nella lotta al cambiamento climatico, elaborato dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile.

Nel 2021 avviate al riciclo 390.000 tonnellate

Nell’ultimo anno è ulteriormente aumentata la quota pro-capite di imballaggi in acciaio raccolti, in media 4,4 Kg (+9,7% rispetto al 2020). Nel 2021 in Italia sono state avviate al riciclo 390.000 tonnellate di imballaggi in acciaio, sufficienti per realizzare circa 3.900 km di binari ferroviari.
I 7,5 milioni di tonnellate di imballaggi in acciaio avviati al riciclo in Italia dal 2000 a oggi hanno consentito di ottenere un risparmio di 8 milioni di tonnellate di materiale primario, generando benefici economici per 1 miliardo di euro di materia recuperata e 386 milioni di euro di CO2 evitata.

Evitato il consumo di circa 50mila GWh di energia primaria

L’avvio a riciclo dei rifiuti di imballaggio in acciaio e la rigenerazione di fusti e cisternette a livello nazionale ha consentito, tra il 2000 e il 2021, di evitare l’emissione in atmosfera di circa 12 milioni di tonnellate di CO2eq, pari alle emissioni generate da 7 milioni di autovetture con percorrenza media di 10.000 km. Inoltre, ha permesso al nostro Paese di evitare il consumo di circa 50mila GWh di energia primaria, pari al consumo medio di energia di circa 13 milioni di famiglie italiane, riporta Adnkronos.

Un materiale permanente che si ricicla all’infinito 

“Già nel 2002 abbiamo superato l’obiettivo del 50% dell’immesso al consumo fissato dalla direttiva europea per il 2008, e il tasso di riciclo è cresciuto fino ad attestarsi negli ultimi anni su valori superiori al 70%, l’obiettivo da raggiungere nel 2025 – commenta Domenico Rinaldini, presidente di Ricrea -.  Questi dati dimostrano che il nostro sistema ha reagito bene all’impatto della pandemia, assicurando anche in questi anni difficili il corretto avvio al riciclo degli imballaggi in acciaio provenienti dalla raccolta differenziata e creando valore: l’acciaio infatti è un materiale permanente, che si ricicla al 100% all’infinito”.

L’inflazione e il costo della vita preoccupano gli italiani

Per il 2022 gli italiani si aspettano un aumento dei prezzi, e sono preoccupati per la propria capacità di fronteggiare i pagamenti, soprattutto delle bollette. Insomma, per l’anno in corso le aspettative degli italiani sono negative. La conferma arriva dall’ultimo sondaggio di Ipsos condotto in collaborazione con il World Economic Forum per indagare le opinioni, le preoccupazioni e le aspettative dei cittadini di 11 Paesi in merito all’inflazione e all’aumento generale del costo della vita. Riguardo la propria situazione finanziaria attuale, la maggioranza degli intervistati sostiene di non essere né in estrema difficoltà né di vivere agiatamente, ma di ‘cavarsela’. Circostanze che si riflettono anche in Italia, dove il 30% degli intervistati dichiara di trovarsi in difficoltà, e soltanto il 7% afferma di vivere agiatamente. Per il 19% la situazione è stabile, ma il 42% ammette di ‘cavarsela’.

Previsioni negative per il 2022

Se nel nostro Paese metà degli intervistati ritiene che il proprio tenore di vita rimarrà invariato un 31% dichiara che diminuirà, e solo in pochi prevedono un aumento (8% molto, 12% un po’). 
Allo stesso modo, gli italiani prevedono un aumento esponenziale del tasso d’inflazione (37%-38%), del numero di disoccupati (30%-39%), delle tasse (23%-41%), dei tassi d’interesse (21%-39%)
Quanto al livello di preoccupazione dei cittadini per la propria situazione finanziaria nei prossimi sei mesi, il 78% si dichiara preoccupato per l’aumento del costo di beni e servizi, il 58% per la propria capacità di acquistare prodotti che si era soliti comprare, e il 56% per la propria capacità di fronteggiare il pagamento delle bollette, specialmente di luce e gas (59%).

I rincari più temuti? Luce e gas, cibo e benzina

La maggioranza degli italiani si aspetta un aumento dei prezzi nel corso del 2022, soprattutto per le bollette di luce e gas (80%), la spesa alimentare (79%) e il carburante (78%). Ma anche per altre spese domestiche (74%), il costo complessivo degli abbonamenti, come Netflix, palestra, ecc. (48%), mutui/affitti (26%) e il costo complessivo di attività ludiche (60%). Tra le categorie esaminate, quelle che secondo gli intervistati avrebbero un impatto maggiore sulla qualità della vita riguardano l’aumento del prezzo delle utenze (61%). A seguire, l’aumento del costo del carburante (53%) e quello relativo ai generi alimentari (51%).

Rinunciare a svaghi e vacanze

Se l’aumento dei prezzi significasse non poter più permettersi l’abituale stile di vita, quali azioni verrebbero maggiormente intraprese dagli italiani? I cambiamenti dei comportamenti più comuni sono diminuire la spesa per attività di socializzazione (43%), spendere meno per le vacanze (37%), ritardare importanti decisioni d’acquisto (36%).  Al contrario, in pochi affermano che chiederebbero un aumento di stipendio (5%) o cercherebbero un lavoro maggiormente remunerativo (6%). Ma i nostri concittadini ritengono che l’aumento dell’inflazione e del costo della vita sia guidato da fattori esterni e globali. In particolare, l’invasione russa dell’Ucraina (83%), lo stato dell’economia globale (82%), la pandemia Covid-19 e le politiche del Governo (entrambi al 72%).

Turismo italiano, quasi 343 milioni i pernottamenti stimati

Si apre sotto migliori auspici la stagione turistica italiana 2022, con una previsione dell’incremento delle presenze del 35% rispetto l’anno passato. A dirlo è una proiezione dell’istituto Demoskopika che ha stimato i flussi turistici sulla base dell’imposta di soggiorno rilevabile dal sistema informativo sulle operazioni degli enti pubblici (SIOPE) e delle recenti previsioni dell’Istat per il 2021. Sono quasi 343 milioni i pernottamenti previsti. Effetto positivo anche sulla spesa turistica: ben 26 miliardi attesi, con una crescita dell’11,8% rispetto al 2021. Oltre 9 milioni gli italiani che hanno già prenotato una vacanza per i prossimi mesi.

Oltre la metà degli italiani vorrebbe andare in vacanza

Oltre la metà degli italiani (51%), inoltre, avrebbe deciso di andare in vacanza per i prossimi mesi, con il 16% che ha già prenotato. Al netto di chi ci sta pensando ma manifesta ancora un livello di indecisione (18%), gli italiani pronti a fare le valigie sarebbero circa 30 milioni di individui. Il 2022 segnerebbe un incremento dei flussi turistici in Italia: quasi 343 milioni di presenze e poco più di 92 milioni di arrivi, con una crescita rispettivamente pari al 35% e al 43% rispetto all’anno precedente. Segnali in ripresa, dunque, per il settore nel Belpaese anche se ancora al di sotto dei risultati registrati nel 2019, con un 21,4% di presenze e un -29,6% di arrivi. Effetto traino anche sulla spesa turistica che, in valore assoluto, supererebbe i 26 miliardi di euro. E, intanto, la guerra in Ucraina non risparmia gravi contraccolpi sul turismo italiano: poco meno di 6 milioni di italiani hanno già rinunciato alla vacanza per timore degli effetti del conflitto. Infine, per l’anno in corso stimata l’assenza dall’Italia di oltre 300 mila turisti ucraini e russi con una riduzione di 2,4 milioni di presenze e una contrazione della spesa turistica per quasi 180 milioni di euro.

Come è cambiato il modo di viaggiare

“Il turismo come lo abbiamo conosciuto fino a qualche tempo fa – ha dichiarato il presidente di Demoskopika, Raffaele Rio – è probabilmente, se non definitivamente, in letargo. In questa direzione, il sistema ha necessità di subire una profonda trasformazione in chiave di sostenibilità per rispondere adeguatamente ai nuovi comportamenti di acquisto dei turisti generati dall’emergenza pandemica. Gli individui, al momento della scelta della vacanza – precisa il presidente dell’istituto di ricerca – prestano sempre maggiore attenzione al rispetto delle comunità locali, all’interesse di vivere esperienze uniche immersi nella cultura e nella specificità dei territori, di evitare le destinazioni più note per non contribuire al fenomeno dell’overtourism, di preservare il patrimonio locale. In altri termini, l’emergenza pandemica ha alimentato, in chiave moltiplicativa, l’affermazione sul mercato del “turista sostenibile”. In questo mutato quadro – ha concluso Raffaele Rio – è necessario sfruttare consapevolmente le risorse del PNRR per sostenere la ripresa del turismo dirigendo risorse anche verso aree individuate sulla base della concentrazione di un’offerta di servizi integrati e della capacità di attrarre le nuove tendenze di consumo dei turisti”. 

Economia circolare: quanto ne sanno i consumatori?

Se da una parte cresce la consapevolezza dei consumatori più del 35% non ha mai ha sentito parlare di economia circolare. Tra chi ne ha sentito parlare, il 45% afferma di averne una conoscenza ampia e di parteciparvi attivamente. Conoscenze e coinvolgimento poi sono maggiori tra le generazioni più giovani, che nell’oltre il 53% dei casi affermano di partecipare attivamente rispetto a il 32,4% tra i più maturi. Lo rivela un’indagine di Dnv, l’ente di terza parte per i servizi di assurance, certificazione, verifica e gestione del rischio.
“La consapevolezza del consumatore è essenziale – afferma Luca Crisciotti, ceo Supply Chain & Product Assurance Dnv – ma, per fare dell’economia circolare una realtà, è altrettanto importante che le conoscenze influenzino i comportamenti”.

Il ruolo di schemi comportamentali, educazione e potere d’acquisto

Secondo la ricerca che i consumatori si informano soprattutto sui media e i canali social (60,9%), seguiti dal dibattito politico (26,8%) e gli amici (23%). Solo uno su 5 cita le informazioni presentate direttamente dai produttori e fornitori, evidenziando l’esigenza per le aziende di veicolare in modo più efficace La ricerca dimostra chiaramente che i consumatori stanno iniziando a tenere conto dell’impatto dei loro comportamenti d’acquisto. Il 48,1% afferma di acquistare prodotti con proprietà riciclate e il 62,9% di preferire una riduzione degli acquisti, o la ricerca di prodotti di seconda mano. Sembrano rivestire un ruolo anche gli schemi comportamentali, l’educazione in famiglia e il potere d’acquisto.

Gli over 55 “riparano” più dei giovani

Gli over 55, ad esempio, ricorrono maggiormente alle riparazioni rispetto alle generazioni più giovani. Che tendono invece ad acquistare più prodotti di seconda mano, o a preferire il noleggio alla proprietà, un approccio che combina il desiderio di essere di tendenza con il ‘limitato’ potere d’acquisto.
Nel caso della moda, quando decidono se acquistare un prodotto i consumatori sono influenzati da numerosi aspetti. Sono molto importanti le informazioni sull’impronta ecologica (49,1%), seguite a breve distanza dalle condizioni di lavoro e contrattuali e la qualità del prodotto, oltre alle certificazioni, le etichette verificate e le affermazioni validate sulla sostenibilità.

Prezzo e stile le motivazioni principali per scegliere la “moda circolare”

Prezzo e stile rimangono le motivazioni principali per acquistare un capo d’abbigliamento circolare, mentre in terza posizione si trova il contributo alle cause ambientali e circolari. Il prezzo è rilevante soprattutto per i più giovani, un aspetto probabilmente connesso al loro potere d’acquisto più limitato.
I consumatori non appaiono disposti a optare a ogni costo per la circolarità, ma alla domanda sulle plastiche circolari rispondono di percepire come sostenibili la maggior parte delle alternative alla plastica monouso. Per le aziende, riferisce Adnkronos, questo dato rappresenta un’opportunità di adattarsi. Anche introducendo innovazioni nel loro modello di business, concentrandosi sugli sforzi che apportano un maggiore ritorno.

Gli italiani preferiscono il latte vegetale

Perché i consumatori tricolore scelgono sempre più di consumare latte vegetale? Complice anche l’emergere di intolleranze e allergie, negli ultimi anni sono apparsi in commercio numerosi prodotti alternativi al latte tradizionale. Ed Everli, il marketplace della spesa online, ha analizzato i consumi di latte di origine vegetale in Italia, scoprendo che alcune regioni sono più inclini all’acquisto e al consumo di latte che non contenga proteine animali, soprattutto Lombardia e Veneto.
Inoltre, in alcune zone nel 2021 c’è stato un vero e proprio boom di acquisti rispetto all’anno precedente. A Padova, ad esempio, si è registrato un incremento di spesa a tripla cifra (133%), e a Trieste del 41%. Ma lo scettro della città più propensa al consumo di latte vegetale è Torino.

I più acquistati? Latte di mandorla e di cocco

Non ci sono dubbi: vincono latte di mandorla e di cocco, ma guardando alla top 10 dei prodotti più acquistati compaiono in classifica anche quelli senza zuccheri o in versione light. Se da un lato alcune province italiane hanno speso maggiormente in latte vegetale, dall’altra alcune località hanno registrato un incremento di spesa in latte di origine animale. Latina, ad esempio, ha toccato una crescita del 21% nel 2021 rispetto all’anno precedente, seguita da Udine (17%) e Trieste (17%), dove si consuma molto latte sia vegetale sia animale.

Una scelta legata al benessere personale da più di 1 italiano su 10

Nonostante per il 40% degli italiani l’assaggio di latte vegetale sia stato dettato dalla curiosità, per molti le motivazioni sono guidate da scelte legate al benessere personale. Nello specifico, perché è più digeribile di quello tradizionale (35%), più sano (22%), più gustoso (20%) e può contribuire ad aumentare l’apporto di vitamine e fibre (17%). Inoltre, viene selezionato tra gli scaffali da più di 1 italiano su 10 (11%) per il minore contenuto calorico. Il 32% però beve in egual misura latte di origine animale e vegetale, ma oltre 1 su 10 (11%) ha completamente sostituito il primo con quello vegetale. Quanto alla frequenza di consumo, quasi un terzo degli intervistati (30%) include il latte vegetale nel proprio piano alimentare almeno una o due volte a settimana, e quasi la metà (46%) ne compra almeno due tipi diversi.

Gli effetti positivi sulla salute

“Il latte di soia è molto ricco di proteine e grassi ed è l’opzione più vicina al latte vaccino a livello di caratteristiche nutritive, e i suoi effetti positivi sulla salute sono principalmente attribuiti alla presenza di isoflavoni con proprietà antitumorali – commenta Eric De Felicibus, nutrizionista di MioDottore -. Invece, il latte di mandorla è quello meno calorico, con un profilo nutrizionale equilibrato, e più ricco di acidi grassi monoinsaturi, considerati utili nella perdita e gestione del peso, mentre il latte di riso, ricco di carboidrati e zuccheri, può fungere da opzione nel caso di persone con problemi di allergia causati da soia e mandorle. Infine, il latte di cocco è fonte di acido laurico che contribuisce ad aumentare i livelli di colesterolo HDL, che aiuta a ridurre il colesterolo LDL nel flusso sanguigno”.

Ricerca e l’innovazione: le risorse del PNRR sono il motore della ripresa

La terza edizione della Relazione sulla ricerca e l’innovazione in Italia – Analisi e dati di politica della scienza e della tecnologia del CNR lo conferma: la spesa per R&S in rapporto al PIL è in lieve ripresa, così come l’aumento del personale addetto, e si conferma una quantità di pubblicazioni scientifiche significativa. Restano però alcuni elementi critici: la quota di popolazione con il dottorato di ricerca, quella di donne nelle STEM e il divario salariale di genere.
In ogni caso, le risorse destinante alla ricerca e sviluppo previste nel PNRR ammontano a circa 17 miliardi di euro, circa il 7,5% complessivo del totale. La maggior parte si concentrano su ricerca applicata e sviluppo sperimentale (10 miliardi), ricerca di base (4 miliardi), azioni trasversali e di supporto (1,88 miliardi) e trasferimento tecnologico (380 milioni). 

Cresce la spesa per R&S in rapporto al PIL

Il PNRR costituisce un’occasione irripetibile “per instaurare il circolo virtuoso tra ricerca e innovazione e sviluppo economico e sociale del paese – afferma Maria Chiara Carrozza, presidente del CNR – e avviare numerosi progetti di sviluppo scientifico e tecnologico e nuove collaborazioni tra mondo accademico, amministrazione pubblica, enti locali e industria”.
In Italia la spesa per R&S in rapporto al PIL è in lieve ripresa (1,4%), poiché gli stanziamenti pubblici hanno smesso di ridursi. Anche l’andamento del personale addetto alla R&S cresce, grazie all’incremento del personale nelle imprese, che ha raggiunto 218 mila addetti.

Superare il preconcetto della separazione fra ricerca pubblica e privata

“Anche guardando i dati della Relazione si conferma che come mondo della ricerca dobbiamo superare alcune vecchie logiche – commenta il ministro dell’Università e ricerca Maria Cristina Messa -. Tra queste, l’antitesi fra ricerca di base e applicata: la ricerca deve essere di qualità e finanziata in quanto tale, sia quella guidata da curiosità che quella applicativa, che devono coesistere senza contrapposizioni o trasformarsi l’una nell’altra. Dobbiamo inoltre superare il preconcetto della separazione fra ricerca pubblica e privata, che allontana le imprese con cui gli enti di ricerca hanno sempre attivato collaborazioni, mentre le università hanno conosciuto delle fasi diverse, un gap che va recuperato”.

Nasce il Dottorato Industriale

Per aumentare lo sbocco professionale dei dottori di ricerca nell’industria è stata introdotta una nuova tipologia, il Dottorato Industriale, dove il dottorando è guidato da tutor aziendali e accademici e svolge parte del suo percorso in azienda.
Per promuovere il Dottorato Industriale, Confindustria e CNR hanno elaborato progetti per borse in cui ricerca e impresa siano protagonisti del processo finalizzato alle esigenze delle imprese. E i primi esperimenti sembrano fornire segnali incoraggianti.

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