Dal 1° gennaio 2023 aumentano le pensioni minime

L’ultima Legge di Bilancio prevede l’aumento delle pensioni minime a partire dal 1° gennaio 2023.  La pensione minima, secondo quanto disposto dalla Legge n. 638/1983, è un’integrazione del trattamento minimo pensionistico, riconosciuta a tutti coloro che percepiscono una pensione di importo basso. Di fatto, chi percepisce una pensione di importo inferiore a quello stabilito dalla legge ha diritto a un aumento tale da integrare la somma fino al raggiungimento della soglia minima fissata, che fino al 1° gennaio 2023 era di 525,38 euro.  Alla pensione minima, pertanto, ha diritto solo chi ha già avuto accesso alla pensione di vecchiaia, ossia ha raggiunto almeno i 10 anni di contribuzione e 67 anni di età.

A chi non è riconosciuta?

Non basta, però, raggiungere i requisiti e percepire una somma pensionistica al di sotto della soglia di legge. La pensione minima, infatti, non è riconosciuta a tutti coloro che vanno in pensione e che hanno iniziato a versare i propri contributi a partire dal 1996, e a coloro che aderiscono alla Gestione Separata o scelgono l’opzione contributiva per la liquidazione della pensione. Come avviene per ogni tipologia di erogazione pensionistica, anche questa è soggetta a perequazione economica: l’importo erogato viene rivalutato ogni anno sulla base delle variazioni del costo della vita come rilevato dagli indici Istat.

Cosa cambia con l’entrata in vigore dell’ultima Legge di Bilancio

Le misure adottate sono però transitorie. Gli aumenti pensionistici previsti, infatti, saranno validi al momento solo per 13 mensilità. Dal 1° gennaio 2023, ma solo per i successivi 13 mesi, tutti i percettori di pensione aventi diritto all’integrazione riceveranno un assegno pari a 563,73 euro, con un incremento quindi di 38,25 euro. Si tratta di una misura varata al fine di contrastare l’inflazione, che ha avuto una ricaduta diretta sull’aumento dei prezzi di beni e servizi. Si cerca in tal modo di rispettare il principio base della Legge n.638/1983, ossia quello di assicurare a tutti uno stile di vita dignitoso.
Un’eccezione è rappresentata dagli over 75, per i quali è previsto un aumento dell’assegno pensionistico pari a 600 euro, con un aumento al lordo pari a 74,62 euro.

Le nuove aliquote

Con lo stesso scopo per cui è stato varato l’aumento delle pensioni, la nuova Legge interviene anche a ridefinire le aliquote di rivalutazione delle pensioni.  Con gli aumenti così fissati, le pensioni minime riescono a recuperare il 100% dell’inflazione, prevista per il 2023 al 7,3%. Un aumento pieno è calcolato solo per le pensioni di importo inferiore a 4 volte il minimo .Le altre percentuali di rivalutazione della pensione sono state fissate all’85% fino a 5 volte il minimo, al 53% fino a 6 volte il minimo, al 47% fino a 8 volte il minimo, al 37% fino a 10 volte il minimo, e al 32% oltre 10 volte il minimo.

Podcast: l’identikit degli ascoltatori italiani

Secondo quanto emerge da un’analisi realizzata a partire dai dati di GfK Sinottica aggiornati a giugno 2022 sono quasi 4 milioni gli italiani che dichiarano di aver ascoltato podcast regolarmente negli ultimi 12 mesi. La quasi totalità degli ascoltatori (85%) fruisce di podcast gratuiti, mentre solo il 7% ascolta esclusivamente podcast a pagamento e l’8% ascolta entrambi. I podcast sono sicuramente uno dei format di maggior successo degli ultimi anni. E anche in Italia si moltiplicano le iniziative editoriali in questo settore, ma sono molti anche i casi di successo più ‘artigianali’ basati sull’iniziativa di singoli creator.

Il profilo degli appassionati

Secondo l’analisi, questa tipologia di intrattenimento è in grado di intercettare l’interesse di un pubblico di alto livello culturale (il 30% è laureato) e dalle buone se non ottime risorse economiche (il 35% ha reddito medio-alto o alto). Non si osservano particolari differenze di genere, ma sicuramente si tratta di un target abbastanza giovane. L’età media dell’ascoltatore di podcast è di 41 anni, con una prevalenza di Millennial, ma con una buona rappresentanza di appartenenti alla GenerazioneZ (il 40% ha fino 34 anni) La maggioranza (60%) degli ascoltatori è composto da lavoratori, mentre gli studenti sono circa il 15% del totale. I più giovani vivono con i genitori, gli altri sono in prevalenza single o vivono col partner (ma senza figli).

Social network e fruizione on demand

La quasi totalità degli ascoltatori di podcast è iscritta almeno a un social network, che vengono utilizzati regolarmente per cercare informazioni su ciò che accade nel mondo e condividere contenuti.
Inoltre, circa il 90% degli ascoltatori di podcast è abbonato ad almeno una piattaforma di Video on Demand. Un’ulteriore conferma che questo target predilige la fruizione on demand dei contenuti, sia in termini di argomenti sia di occasioni e di device.

I contenuti più popolari e le abitudini di ascolto

Nella Top 5 degli argomenti preferiti dei podcast figurano cultura e società, musica, news e attualità, programmi radiofonici e comicità. Si posizionano bene però anche temi quali salute e benessere, crime story e corsi di formazione. Gli aspetti più rilevanti nella scelta di quale podcast ascoltare sono l’argomento trattato (68%), lo speaker (36%) e il linguaggio usato (29%). I momenti e le modalità di ascolto sono piuttosto vari, anche se l’ambito domestico, magari mentre si è impegnati in altre attività, e gli spostamenti sono le occasioni più gettonate per dedicarsi all’ascolto di podcast. In media, gli italiani ascoltano podcast per circa 25 minuti, e le occasioni di ascolto sono 2-3 a settimana.

I cinque gadget tech più trendy del 2023

Sono 5 i gadget hi-tech più interessanti e perfetti per portare innovazione nella vita di tutti i giorn nel 2023i. Dagli accessori per lo smartphone ai prodotti per la sicurezza i gadget tecnologici sono tra i prodotti più desiderati, ed è possibile trovare apparecchi per ogni necessità e preferenza. Come, ad esempio, il caricabatterie portatile a luce solare con cellette fotovoltaiche. L’utilizzo continuo di smartphone, tablet e smartwatch comporta un consumo di energia considerevole, ma questo dispositivo permette di caricare i device senza una fonte di energia elettrica. Le cellette fotovoltaiche sono infatti in grado di produrre elettricità dalla luce del sole fornendo una potenza massima di circa 10 watt. È quindi possibile ricaricare lo smartphone anche all’aperto: basta lasciare esposto il caricabatterie alla luce solare e collegare il device tramite cavetto USB.

Il traduttore portatile istantaneo e il lucchetto smart

Il traduttore istantaneo portatile è un dispositivo compatto, da portare con sé per ottenere la traduzione immediata della voce di un interlocutore. I modelli migliori sono i traduttori bidirezionali, e la maggior parte dei dispositivi supporta decine di lingue. Alcuni traduttori sono dotati di schermi LCD per visualizzare il testo tradotto delle conversazioni, altri dispongono di voce artificiale che traduce istantaneamente il parlato dell’interlocutore per ascoltare la conversazione tradotta.

Il lucchetto smart invece permette di chiudere una valigia, un armadietto o bloccare in sicurezza una bici, e si può sbloccare usando l’apposito lettore di impronte digitali. Non serve quindi ricordare la password o portarsi dietro la chiave. Il lucchetto smart si ricarica tramite cavetto USB-C e si controlla a distanza tramite app.

L’e-cig smart USB

Tra gli e-cig smart USB più interessanti c’è Pulze, un dispositivo scalda tabacco discreto e tascabile, dotato di luci a LED che indicano quando il device è pronto. La e-cig smart di Pulze è predisposta per l’utilizzo degli stick di tabacco iD, progettati per un’applicazione rapida e semplice all’interno del dispositivo I migliori e-cig smart USB si contraddistinguono per un comodo design ergonomico per garantire un’elevata maneggevolezza, diversi colori tra cui scegliere, e tanti accessori compatibili, come i tappi di protezione e un set completo di prodotti per la pulizia rapida, o accurata, a seconda delle circostanze.

Un portafoglio smart con protezione RFID

Il portafoglio smart garantisce maggiore protezione dei propri strumenti di pagamento. Lo smart wallet, infatti, dispone di un sistema di protezione RFID per evitare il rischio di clonazioni e furti di dati sensibili delle carte di credito, di debito e prepagate. Il rivestimento, che funziona da scudo RFID, preserva infatti le carte da attacchi hacker di prossimità.

Alcuni modelli, riporta Adnkronos, dispongono anche di tasche porta sim o microSD, utili per custodire in sicurezza questi piccoli supporti senza mischiarli con altri oggetti. In commercio si possono trovare smart wallet con protezione RFID per tutte le esigenze, compresi modelli di lusso realizzati dalle griffe di alta moda. Accessori, quindi, non solo tecnologicamente avanzati, ma anche esclusivi e di design.

La spesa online è sempre più diffusa. Anche in Italia 

Dopo l’exploit del 2020, quando il ricorso agli acquisti online di beni appartenenti al comparto Food & Grocery ha registrato numeri da record, la spesa online continua a farsi largo tra le abitudini degli italiani. Da quel momento il fenomeno si è consolidato, prendendo le distanze da chi lo riteneva legato prevalentemente a questioni emergenziali.

Oggi, infatti, fare la spesa online non è soltanto una necessità, ma una vera e propria consuetudine, destinata ad assumere dimensioni considerevoli grazie soprattutto al processo di digitalizzazione dei consumatori. Secondo i dati dell’ultimo Osservatorio Digital Fmcg di Netcomm, svolto in collaborazione con Nielsen, in Italia la spesa online per il comparto food oggi conta circa 10,8 milioni di acquirenti, +2,4 % rispetto a quelli rilevati nel periodo pre pandemico, con un aumento pari al 4,3% e picchi dell’8,8 % per il settore della drogheria alimentare.

Spesa a domicilio: i fattori del successo

Sono dati che sanciscono l’inizio di una nuova normalità, destinata a rivoluzionare il modo di intendere il food retail, e ad avere una rilevanza sempre maggiore sulle scelte di acquisto dei consumatori. Oggi le ragioni che hanno reso la spesa online sempre più rilevante non sono soltanto riconducibili all’aspetto emergenziale. La scelta di affidarsi alla rete per l’acquisto di beni alimentari è incentivata da diversi fattori, ma è la comodità a rivestire un ruolo primario.
La spesa a domicilio è un servizio offerto, ormai, da quasi tutti i supermercati italiani, e si è rivelata una scelta preziosa per i consumatori che trovano complicato esporsi alle criticità del modello di vendita offline (orari di apertura limitati, attese al bancone della gastronomia, file alle casse e affollamento negli orari di punta).

Un’esperienza di acquisto flessibile

La spesa online, al contrario, può essere ordinata ovunque, e garantisce un’esperienza di acquisto flessibile, strutturata per rispondere anche alle esigenze dell’utenza meno digitalizzata.
Grazie a un modello di vendita pensato per unire all’esperienza dei supermercati offline l’efficienza del digitale, è possibile scegliere di ricevere la spesa a casa tramite servizio di consegna a domicilio, o ritirare la spesa presso il punto vendita nella fascia oraria scelta dall’acquirente.

Green, affidabile e di qualità

Tra gli altri punti di forza, riferisce Adnkronos, c’è la possibilità di approfittare online della stessa offerta di prodotti presenti fisicamente sugli scaffali dei supermercati, l’opportunità di scegliere fra diversi metodi di pagamento, e la presenza di un sistema logistico per la consegna degli alimenti sensibili alle variazioni termiche.  La spesa online, inoltre, aiuta ad adottare uno stile di vita green: gli acquisti in rete, infatti, pur richiedendo l’uso di automezzi specifici, possono avere un impatto meno incisivo sull’ambiente rispetto allo shopping tradizionale.

Quando la tecnologia è vintage: quali sono i device del passato che ci mancano di più?

Alcuni dei ragazzi di oggi non li hanno nemmeno mai provati, eppure sono diventati dei veri e propri oggetti di culto. Sono alcuni dei dispositivi tecnologici apparsi nelle nostre case negli anni passati, ancora nel Novecento, e che ci hanno accompagnato per un pezzo di strada prima di essere soppiantati da modelli e prodotti più avanzati. Qualche esempio? Il Gamboy, il walkman, il lettore mp3, anche la cabina telefonica e il lettore vhs. Quali sono i più rimpianti e che i nostri connazionali vorrebbero veder tornare in auge? A questa domanda ha risposto l’indagine condotta dagli istituti di ricerca mUp Research e Norstat per Facile.it. Vediamo i risultati.

La cabina telefonica è sul podio

La cabina telefonica è la più votata dai rispondenti, evidentemente in preda a un effetto nostalgia. Ben il 33,3% degli intervistati vorrebbe che tornasse di moda: è curioso che questo desiderio sia più forte tra tra i giovanissimi. Tra gli under 24 la percentuale dei “nostalgici” sale al 36,1% e al 36,9% tra i 25-34 enni. Al secondo posto si posiziona il lettore mp3, con una percentuale di nostalgici pari al 26,9%. Il primo lettore mp3 risale al 1998 (l’MPMan di origine sudcoreana), ma il vero boom per questo dispositivo è arrivato dopo il 2001 a seguito del lancio sul mercato dell’iPod di casa Apple e delle numerose reinterpretazioni fatte dalle altre società tech. Non è stato solo un vero e proprio oggetto icona per i primi anni 2000, ma ha contribuito a rivoluzionare l’industria discografica traghettandola dal mondo analogico a quello digitale. Sul gradino più basso del podio si posiziona un oggetto cult per tutti gli amanti dei videogiochi, il Gameboy, indicato dal 21,1% dei rispondenti. La console portatile di casa Nintendo è stata prodotta, nella sua prima versione, tra l’89 e il 2003 ed è stata una delle più vendute di sempre, con oltre 100 milioni di copie in tutto il mondo. E il resto della classifica degli oggetti tecnologici del passato che vorremmo tornassero in auge? Al quarto posto si colloca il Walkman, con il 19,7% delle preferenze, seguito dal mangianastri (18,8%) e poi dal registratore VHS (18,6% delle preferenze), dal proiettore di diapositive (18,3%), dalla radiolina (16,7%), dallo Scacciapensieri (il “Game & Watch” della Nintendo – 9%), dal cercapersone (7,7%), dal floppy disk (7,3%), dal Blackberry (7,1%) e dalla Tv a tubo catodico (3,4%). 

Quali sono i dispositivi che potrebbero sparire?

Gli italiani hanno anche indicato quelli che, secondo loro, potrebbero essere i prossimi device ad avviarsi sul viale del tramonto, anche se sono ancora utilizzati. I primi tre sono: la chiavetta USB che, nonostante i più evoluti metodi di memorizzazione quali il cloud,  viene utilizzata ancora dal 58,4% degli intervistati; il tablet che, almeno nelle abitudini d’uso quotidiane, non è stato completamente soppiantato dallo smartphone tanto è vero che il 56,2% dei rispondenti ha dichiarato di utilizzarlo ancora; il pc fisso, tutt’oggi utilizzato dal 55% di chi ha partecipato all’indagine. 

Gli italiani, la smart home e i dispositivi intelligenti: com’è il rapporto?

Cresce l’adozione di prodotti consumer con funzionalità smart connessi: il 77% degli italiani è propenso all’acquisto di un dispositivo per la smart home entro i prossimi due anni e il 67% è interessato a comprare almeno un oggetto smart personale. Tra i criteri di scelta per l’acquisto, la comunicazione trasparente sui possibili rischi per la privacy o la salute (48%), un’app di gestione del dispositivo con ottime recensioni (45%), e la certificazione da parte di un ente indipendente (43%). Quest’ultima, in particolare, convince più della fiducia nel brand (38%), passaparola (36%) e consigli del venditore (20%). Tra i fattori che frenano l’adozione emergono i timori legati alla sicurezza (30%) e ai rischi per la salute. Sono alcuni risultati della ricerca Smart home e dispositivi personali smart: il punto di vista dei consumatori italiani, realizzata da UL Solutions in collaborazione con BVA Doxa.

L’impatto dello smartworking

I lavoratori in smartworking mostrano una propensione maggiore all’acquisto di prodotti smart. Sono più frequentemente uomini (+8%), tendenzialmente più giovani, con una concentrazione (+7%) nella fascia di età 35-54 anni. La necessità principale per gli smartworker è monitorare e gestire l’ambiente domestico da remoto riducendo i consumi: l’acquisto di termostati e climatizzatori smart registra infatti un +11% rispetto al totale degli intervistati. Ma la tendenza ad acquistare più prodotti smart da parte di chi lavora in remoto risulta ancora più evidente dalla crescita degli smart device personali (+12%), in particolare, prodotti per l’health monitor (+9) e oggetti smart indossabili (+7%).

Le ragioni d’acquisto

Tra le categorie di dispositivi smart personali, gli oggetti indossabili connessi per fitness e tempo libero sono i più acquistati negli ultimi 2-3 anni (31%), mentre gli acquisti di dispositivi per la smart home hanno riguardato principalmente la gestione della casa e l’entertainment (60%). In particolare, elettrodomestici e dispositivi smart per la sicurezza (39%) e dispositivi per l’efficientamento energetico (34%). Le principali ragioni d’acquisto? Comodità, capacità di gestire apparecchi ed elettrodomestici a distanza, e la possibilità di rendere più sicura la propria casa.
La propensione agli acquisti futuri invece vede in cima alla classifica i dispositivi per il controllo dei consumi e risparmio energetico, e a livello di categoria, i dispositivi di sicurezza (51%).

Miglioramento delle funzionalità e della privacy 

Per tutte le tipologie dei prodotti (gestione della casa ed entertainment, elettrodomestici, safety&security, efficienza energetica, dispositivi personali), emerge una richiesta di miglioramento delle funzionalità e una maggiore chiarezza nel comunicare i vantaggi offerti dal loro utilizzo. Colpisce la necessità di maggiore protezione della privacy espressa da coloro che hanno acquistato dispositivi per il fitness (35%), indice dei timori per la sicurezza e la riservatezza dei propri dati. Il giudizio in merito alla facilità di installazione e configurazione varia invece a seconda della tipologia di prodotto. Circa 8 utenti su 10 si sono occupati personalmente dell’installazione dei dispositivi acquistati. Per le altre categorie, la procedura di installazione appare più complicata.

Generazione X a merenda: una passione di ieri e di oggi

Più concreti e meno sognatori dei Baby Boomers, sono cresciuti nella stagione d’oro delle merendine, ovvero, a cavallo tra gli anni ‘70 e ‘80. Si tratta della Generazione X, quella dei nati dal 1965 al 1980, il segmento più ampio della popolazione italiana (25%), ovvero, 15 milioni di persone. Ma oggi come è il loro rapporto con lo spuntino? Lo ha scoperto l’indagine Generazione X: merenda e stile di vita, commissionata da Unione Italiana Food a BVA DOXA. Secondo lo studio, 3 Gen X su 4 (76%) fanno merenda almeno una volta giorno, e nella top five dei prodotti più consumati ci sono frutta (62%), yogurt (52%), biscotti (39%), cracker (39%), merendine confezionate (32%), e dolci fatti in casa (22%).

Dolce, salata, a casa o in ufficio?

La metà degli italiani appartenente alla Generazione X (50%) alterna lo spuntino dolce a quello salato, il 35% fa una merenda sempre e solo dolce, mentre il 15% salata. Per il 59% la merenda si fa sempre casa, mentre per il 41% fuori casa: in ufficio (35%), all’aria aperta (4%) oppure on the go (2%). Tornando indietro nel tempo, la merenda della Generazione X da bambini era un po’ diversa. Al primo posto tra gli alimenti più consumati c’erano proprio le merendine (50%), che attraversavano una fase di affermazione del prodotto, seguite da biscotti e panino salato. La frutta era l’alimento preferito solo per 1 italiano su 4 (24%), mentre riscuoteva molto consenso ‘pane e pomodoro’ (25%), un grande classico della tradizione della merenda casalinga di una volta.

Merendine: prodotti alimentari iconici e senza età

Oggi 8 italiani su 10 dai 42 ai 57 anni di età (83%) consuma le merendine, e il 53% lo fa almeno 1-2 volte a settimana. La Gen X ama alternare quelle da tempo presenti a scaffale con quelle nuove (63%), il 28% è rimasto legato ai grandi classici, e il 14% ama le nuove merendine lanciate sul mercato. Il 9% invece non ha cambiato gusti: consuma soltanto quelle che consumava da bambino.
Per 6 italiani su 10 della Generazione X, le merendine sono tra i prodotti alimentari più iconici, superando prodotti dal grande legame affettivo come patatine (47%), gelati (41%), chewing-gum (31%), snack dolci (23%), caramelle (22%) e pop-corn (16%).

Un comfort food della gioventù

Per gli adulti di oggi della Generazione X, bambini negli anni ‘70/’80, le merendine hanno rappresentato in primo luogo un prodotto divertente oltre che buono, legato al mondo delle sorprese e delle raccolte punti (39%). Già allora era un’alternativa pratica e porzionata per la merenda a scuola e fuori casa (33%). Per il 30% della Generazione X l’affermazione delle merendine è stata una novità assoluta che ha rivoluzionato il momento della merenda, a quei tempi basata principalmente su cibi fatti in casa. E per 1 su 4 (25%) la merendina ha rappresentato il comfort food che ha accompagnato molti ricordi e situazioni legati alla gioventù.

Pensiero critico: lo abbiamo perso, ma la tecnologia può aiutarci

I cambiamenti sociali degli ultimi due anni hanno comportato in molti lavoratori una perdita di produttività di circa due ore al giorno. La ‘colpa’ è principalmente del burnout, dello stress e dell’affaticamento mentale. Secondo il Think Report, realizzato da Lenovo su oltre 5.700 persone provenienti da Stati Uniti, Regno Unito, Germania e Giappone, solo il 34% dichiara di dedicare ‘tutto’ o ‘la maggior parte’ del tempo a pensare in modo chiaro e produttivo. Il 75% dei decision maker IT afferma che i colleghi hanno difficoltà a pensare in modo chiaro e produttivo, il 64% ritiene di dipendere dal pensiero pratico o di ‘sopravvivenza’, e che la capacità di pensare rapidamente e in multitasking comporti una mancanza di pensiero innovativo e concreto.

“Il progresso della società è a rischio”

“È stato illuminante constatare che a livello globale le persone ritengano che il progresso della società sia a rischio a causa della difficoltà di sviluppare un pensiero critico”, commenta Emily Ketchen, VP e CMO di Intelligent Devices Group, Lenovo. Nonostante molti intervistati abbiano dichiarato di fare fatica a sviluppare un processo di pensiero critico, si comprendono i benefici che provengono dalla capacità di portare a un livello superiore la propria capacità di ragionamento. Il 65% ritiene che pensare in modo chiaro, profondo e produttivo aiuta a prendere decisioni migliori.

Un ambiente tranquillo è indispensabile per pensare “meglio”

Gli orari in cui si sviluppa il pensiero produttivo variano notevolmente a seconda della provenienza degli intervistati, e non sempre coincidono con la tradizionale giornata lavorativa. Il 37% degli intervistati negli Stati Uniti e il 24% nel Regno Unito preferisce la sera tardi o la mattina presto, il 25% dei giapponesi la metà mattina, mentre il 35% dei tedeschi sceglie la sera. In generale, il primo requisito indispensabile per pensare meglio è un ambiente tranquillo, e gli intervistati dichiarano che le tecnologie di cancellazione del rumore sono le più apprezzate per aiutare a riflettere in modo approfondito.

Usare la tecnologia in modo più mirato

Imparare a usare la tecnologia in modo più mirato, stabilendo limiti, circoscrivendo le distrazioni e riducendo il disordine delle informazioni, può aiutare ad avere abitudini di pensiero migliori, riporta Adnkronos. Inoltre, molti ritengono che la semplificazione dei compiti potrebbe aiutare a pensare meglio, e se il 40% degli intervistati in Germania vorrebbe imparare a usare la tecnologia in modo più mirato, il 39% negli Stati Uniti vorrebbe porre limiti all’uso della tecnologia. Ma la maggioranza dei decisori IT è ottimista riguardo alla tecnologia e al modo in cui consente a dipendenti e organizzazioni di pensare in modo chiaro. Che si tratti di rispettare le scadenze, della necessità di far collaborare le persone all’interno dell’azienda o dell’opportunità di inventare, oltre il 60% degli intervistati crede che la tecnologia aiuti a impegnarsi in un pensiero critico, riflessivo, e collaborativo.

La riscoperta delle piccole cose che fanno la felicità

Dopo la pandemia, il 30% degli italiani ha dovuto fare i conti con umore basso e sensazione di tristezza, e ha sentito la mancanza di almeno un ‘grande momento’, come vacanze, matrimoni, fidanzamenti, feste di laurea. Al contempo, nel 2022 cresce l’importanza della cura di sé come priorità e non come vanità, si dà più valore al quotidiano nella sua autenticità, e aumenta l’attenzione alla sostenibilità delle nostre azioni. Segno di un importante cambiamento culturale in atto che tutti possiamo cogliere, e che sono stati intercettati anche dal rapporto europeo realizzato da Ketchum Research and Analytics per Lenor. La ricerca ha voluto indagare ciò che in questo anno conta veramente per i cittadini europei. 

I “grandi momenti” sostituiti dalle piccole cose di tutti i giorni 

Allo stesso tempo, però, il 63% degli intervistati si è reso conto che in assenza di questi ‘grandi momenti’, sono state proprio le piccole cose di tutti i giorni a farli sentire felici, e il 76% concorda nell’affermare che dal periodo della pandemia apprezza i ‘momenti più piccoli’ tanto quanto quelli più grandi. In particolare, tra le piccole cose quotidiane più amate, spiccano i gesti per sé stessi. Il 97% degli italiani afferma infatti che ha bisogno di dedicare almeno un momento al giorno a prendersi cura di sé, e sentirsi riposato e in forma in modo da poter affrontare i propri impegni. Non solo: la ricerca ha evidenziato che il 59% degli italiani preferisce spendere tempo e risorse per migliorare il proprio benessere fisico e mentale (ad esempio, facendo meditazione o esercizio per mantenersi in buona salute), contro un 41% che si concentra solo sull’aspetto fisico (ad esempio, andando regolarmente dal parrucchiere, comprando nuovi vestiti, concedendosi trattamenti estetici).

Sentirsi bene mentalmente ritagliandosi del tempo per sé

Il 68% degli intervistati, inoltre, sceglie di sentirsi bene mentalmente ritagliandosi del tempo per sé, e oltre la metà afferma che preferirebbe infilarsi tra le lenzuola appena lavate del proprio letto piuttosto che passare una notte in hotel. E se il 78% degli italiani oggi si sta concentrando maggiormente sulla cura di sé rispetto a 5 anni fa, la maggior parte afferma di essere anche più attento all’ambiente rispetto a 2 anni fa, facendo più attenzione a riciclare (94%) e prendendo sempre o regolarmente decisioni eco-sostenibili (66%), riporta Ansa.

Cambia il modo di migliorare la quotidianità

“Questo rapporto mostra che durante questi anni di pandemia c’è stato un cambiamento fondamentale nel modo in cui cerchiamo di migliorare la nostra quotidianità, poiché ci siamo resi conto che sono le piccole cose a essere le più importanti e quelle con il maggior impatto sul nostro benessere – commenta Alessandro Castronovo, Senior Director P&G per l’Italia -. Non c’è più necessariamente il bisogno di ‘grandi gesti’ o ‘grandi momenti’. Questa ricerca mostra quanto sia importante cercare di vivere momenti di benessere anche piccoli, ma ogni giorno”.

Cybersecurity: gamer colpiti dai malware che mirano a dati e credenziali

Nel tentativo di scaricare gratuitamente nuovi giochi da risorse non affidabili, i gamer spesso ricevono software dannosi, perdendo denaro e i loro account di gioco. Rispetto al 2021 nella prima metà del 2022 il numero di gamer attaccati da software malevoli, che raccolgono dati sensibili e si diffondono sotto le sembianze di alcuni videogiochi più popolari, è aumentato del 13%. Quanto alle minacce per videogiochi più diffuse, tra il 1° luglio 2021 e il 30 giugno 2022 sono stati più di 384.000 gli utenti colpiti da quasi 92.000 file unici dannosi o indesiderati, che imitavano 28 videogiochi o serie di giochi. È quanto emerge dal report sulle minacce legate al gioco pubblicato da Kaspersky.

Furto di credenziali, dati di pagamento e informazioni di login

Tra gli attacchi effettuati tramite software dannosi che rubano dati sensibili dai dispositivi infetti si evidenziano Trojan-PSW, che raccolgono le credenziali degli utenti presi di mira, Trojan-Banker, che rubano i dati di pagamento, e Trojan-GameThief, che raccolgono le informazioni di login per gli account di gioco. 
Dal 1° luglio 2021 al 30 giugno 2022 Kaspersky ha rilevato 3.705 file unici che distribuivano questo software dannoso sotto le sembianze di giochi popolari o serie di giochi. Il numero di questi file unici utilizzati per infettare gli utenti nella prima metà del 2022 è aumentato di quasi un quarto (1.868) rispetto allo stesso periodo del 2021 (1.530).

I giochi più sfruttati dagli aggressori

Molti file dannosi rubano le informazioni di accesso agli account di gioco o i dati bancari. Nella maggior parte dei casi, gli utenti ricevono questi file dannosi perché invece di effettuare il download dei giochi dai siti ufficiali provano a scaricarli gratuitamente da pagine web di terze parti. Giochi noti come Roblox, FIFA o Minecraft, così come le nuove parti di grandi serie di giochi (Elden Ring, Halo e Resident Evil) sono stati attivamente sfruttati dagli aggressori che hanno diffuso il malware RedLine, un password stealer che estrae dati sensibili come password, dettagli delle carte di credito, portafogli di criptovalute e credenziali per i servizi VPN.

Allerta phishing: non aprire quella pagina!

Dal 1° luglio 2021 al 30 giugno 2022, 2.362 utenti unici sono stati attaccati con RedLine, solitamente venduto a un prezzo molto basso su vari forum per cybercriminali, motivo per cui gode di un’enorme popolarità. Oltre a diffondere file dannosi, gli attaccanti continuano a creare e promuovere attivamente nuove pagine di phishing dedicate al gaming. Imitando l’intera interfaccia degli store in-game di CS:GO, PUBG e Warface, i truffatori creano pagine fraudolente, offrendo agli utenti un discreto arsenale di armi e artefatti gratuiti. Per ricevere l’omaggio, i gamer devono inserire i dati di accesso ai loro account di social network, e dopo essersi impossessati degli account, gli attaccanti cercano nei messaggi personali i dettagli delle carte di credito o chiedono denaro a vari amici della vittima.

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